Bhayabherava Sutta
Spavento e terrore
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito.
Una volta il Sublime soggiornava
presso Savatthi, nella selva del Vincitore, nel parco di Anathapindiko.
Ecco ora venne Janussoni, un brahmano che saluto' il Sublime con
reverenza e, scambiate amichevoli, notevoli parole, gli si sedette
accanto e cosi' gli si rivolse:
- "Questi nobili giovani, o
Gotamo, i quali, fidando nel signore Gotamo, hanno lasciato la casa per
l'eremo, essi onorano, hanno eletto a loro duce e hanno fatta propria la
concezione di vita e la regola di vita del signore Gotamo."
- " Cosi' e', o brahmano, questi
nobili giovani hanno fatto ciò."
- " Duramente si vive pero', o
Gotamo, nella profonda foresta, in luoghi remoti; e' difficile amare la
solitudine e goderne il ritiro; i recessi della foresta ad un monaco che
non puo' dominarsi, certo fanno agghiacciare il cuore nel petto."
- "Cosi' e' o brahmano. E'
accaduto anche a me, prima del pieno risveglio, quand'ero ancora
imperfetto e cercavo, appunto, di raggiungere il risveglio. Allora io mi
dissi: tutti quei cari asceti o brahamani che, non retti in azioni,
cercano luoghi remoti nel profondo della foresta, quelli, appunto
perche' il loro agire non e' retto, debitamente provano spavento e
terrore; ma io, che essendo retto in azioni, cerco luoghi remoti nel
profondo della foresta, io seguo retto agire: se quindi vi sono uomini
probi che, essendo retti in azioni, cercano luoghi remoti nel profondo
della foresta, io sono uno di essi. Quando io, o brahamano, asservai che
possedevo questa rettitudine dell'agire, crebbe il mio compiacimento
nella vita della foresta.
Quelli non retti in parole,
provano spavento e terrore; ma io dico rette parole e quando osservai
che possedevo questa rettitudine della parola, crebbe il mio
compiacimento nella vita della foresta.
Quelli non retti in pensieri,
provano spavento e terrore; ma io seguo retti pensieri e percio' crebbe
il mio compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che non hanno retto
animo, provano spavento e terrore; ma io seguo la rettitudine d'animo,
percio' crebbe il mio compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che sono bramosi e pieni
di veementi desideri, provano spavento e terrore; ma io abbandonai le
brame, percio' crebbe il mio compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che sono acri ed irosi,
provano spavento e terrore; ma io sento compassione ed abbandonai l'ira,
percio' crebbe il mio compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che sono accidiosi e
pigri, provano spavento e terrore; ma io sono libero da accidiosa
pigrizia, percio' crebbe il mio compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che sono agitati e con
spirito irrequieto, provano spavento e terrore; ma io, senza agitazione,
sono tranquillo, percio' crebbe il mio compiacimento nella vita della
foresta.
Quelli che sono incerti e
dubbiosi, provano spavento e terrore; ma io sono sicuro e senza dubbi,
percio' crebbe il mio compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che lodano se stessi e
biasimano il prossimo, provano spavento e terrore; ma io, senza
impettirmi, non disprezzo gli altri, e quando osservai che il lodare me
stesso e biasimare gli altri mi era estraneo, crebbe il mio
compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che tremano e sono
timorosi, provano spavento e terrore; ma io sono libero da tremito e
timore, percio' crebbe il mio compiacimento nella vita della foresta.
Quelli che sono avidi di
ricompense, onori e riguardi, provano spavento e terrore; ma io
spregiando ricompense, onori e riguardi, mi modero; quando osservai che
possedevo questa moderazione, crebbe il mio compiacimento nella vita
della foresta.
Quelli che sono affranti e
frustrati, provano spavento e terrore; ma io, ne' affranto, ne'
frustrato, cerco luoghi remoti nel profondo della foresta.
Quelli che hanno la mente
confusa e torbida, provano spavento e terrore; ma io, che senza
confusione ne' turbamento cerco luoghi remoti nel profondo della
foresta, io sono di chiara mente.
Quelli che con inquieti e
distratti sensi cercano luoghi remoti nel profondo della foresta,
provano spavento e terrore; ma io, che non inquieto ne' distratto cerco
luoghi remoti nel profondo della foresta, io sono padrone di me.
Quelli che stupidi e stolti,
cercano luoghi remoti nel profondo della foresta, provano spavento e
terrore; ma io, che non essendo ne' stupido ne' stolto, cerco luoghi
remoti nella foresta, io sono savio.
Allora io mi dissi, o brahmano:
dunque se in certe notti paurose, al plenilunio e al novilunio, al
quarto crescente ed al calante, io cercassi sepolcri nei boschi, nelle
selve, sotto gli alberi, e dimorassi in sedi di raccapriccio e di
orrore, per poter pur'io provare che sia quello spavento e terrore? E
infatti nel corso del tempo, io dimorai in sedi di raccapriccio e di
orrore. E mentre io stavo la', ecco che un capriolo si avvicinava, o un
gallo di bosco spezzava un ramo, o il vento scuoteva il fogliame; ed io
pensavo: ora apparira' certamente quello spavento e terrore. Ed allora
io mi dissi, o brahamano: ma perche' aspettero' inerte l'apparire della
paura? Non sarebbe meglio che, appena quello spavento e terrore dovesse
comunque mostrarsi, io immediatamente l'affrontassi? E quello spavento e
terrore scese su di me mentre io camminavo su e giu'. Ma io ne' mi
fermai, ne' mi sedei, ne' mi distesi, finche', su e giu' camminando,
stando dritto e fermo, stando seduto, mentre giacevo, non ebbi
affrontato e disperso quello spavento e terrore.
Pure vi sono anche, o brahmano,
parecchi asceti e brahmani che fanno della notte giorno e del giorno
notte. Cio' io chiamo una vanita' di quegli asceti e brahmani. Io pero'
tengo la notte per notte e il giorno per giorno.
Chi ora , o brahmano, puo' dire
con diritto di un uomo: un essere senza vanita' e' apparso nel mondo,
per il bene di molti, per la salute di molti, per compassione del mondo,
per utile, bene e salute degli dèi e degli uomini; costui appunto puo'
dire questo di me.
Costante pero' io perseverai,
senza vacillare, con mente chiara, senza confusione, con sensi
tranquilli, senza agitazione, con animo raccolto, unificato. Lungi da
brame, lungi da cose non salutari, io restavo in sensiente, pensante,
nata di pace, beata serenita': cosi' raggiunsi la prima contemplazione.
Dopo compimento del sentire e
pensare, io raggiunsi l'interna calma, l'unita' dell'animo, la libera di
sentire e pensare, beata serenita', la seconda contemplazione.
In serena pace io restavo
equanime, savio, chiaro e cosciente, provavo in me la felicita' di cui i
probi dicono: l'equanime savio vive felice; cosi' raggiunsi la terza
contemplazione.
Dopo rigetto di gioie e dolori,
dopo annientamento della letizia e della tristezza anteriore, io
raggiunsi la non triste, non lieta, equanime, savia, perfetta purezza,
la quarta contemplazione.
Con tale animo saldo,
purificato, terso, sincero, schiarito di scorie, malleabile, duttile,
compatto, incorruttibile, io drizzai l'animo alla memore cognizione di
anteriori forme di esistenza. E mi ricordai di molte diverse anteriori
forme di esistenza come di una vita, di due vite, di tre, quattro,
cinque, dieci vite, venti, trenta, quaranta, cinquanta vite, cento vite,
mille, centomila vite, poi delle epoche durante parecchie formazioni e
trasformazioni di mondi. La' ero io, avevo quel nome, appartenevo a
quella famiglia, quello era il mio stato, quello il mio ufficio, provai
tal bene e male, e cosi' fu la fine di mia vita; di la' trapassato
entrai io altrove di nuovo in esistenza e cosi' via. Cosi' io mi
ricordai di molte diverse anteriori forme di esistenza, ognuna con i
propri contrassegni, ognuna con le sue speciali relazioni. Questa
scienza, o brahmano, io avevo nelle prime ore della notte conquistato
per prima, avevo dissipato l'ignoranza, conseguito la saggezza,
dissipata l'oscurita', conseguita la luce, mentre con serio
intendimento, solerte, infaticabile dimoravo.
Con tale animo saldo,
purificato, terso, sincero, schiarito di scorie, malleabile, duttile,
compatto, incorruttibile, drizzai l'animo alla cognizione dello sparire
ed apparire degli esseri. Con l'occhio celeste, rischiarato,
sopraterreno, io vidi gli esseri scomparire e riapparire, volgari e
nobili, belli e non belli, felici ed infelici, io riconobbi come gli
esseri sempre secondo le azioni riappaiono. Questi cari esseri sono
certo non retti in azioni, non retti in parole, non retti in pensieri,
biasimano cio' che e' salutare, stimano cio' che e' dannoso, fanno cio'
che e' dannoso; con la dissoluzione del corpo, dopo la morte, essi
pervengono giu', su cattivi sentieri, alla perdizione, in mondo
infernale. Quei cari esseri, pero' sono retti in azioni, parole,
pensieri, non biasimano cio' che e' salutare, stimano cio' che e' retto,
fanno cio' che e' retto; dopo la dissoluzione del corpo, dopo la morte,
essi pervengono su buoni sentieri, in mondo celeste. Cosi' io riconobbi
come gli esseri riappaiono sempre secondo le azioni. Questa scienza, o
brahmano, io avevo nelle ore medie della notte conquistato per seconda,
avevo dissipato l'ignoranza, conseguito la saggezza, dissipata
l'oscurita', conseguita la luce, mentre con serio intendimento, solerte,
infaticabile dimoravo.
In seguito drizzai l'animo alla
cognizione dell'estinguersi degli asava.
Questo e' il dolore; questo e'
l'origine del dolore; questo e' l'annientamento del dolore; questa e' la
via che conduce all'annientamento del dolore, compresi conforme a
verita'.
Questo e' contaminazione
mentale; questo e' l'origine delle contaminazioni mentali; questo e'
l'annientamento delle contaminazioni mentali; questa e' la via che
conduce all'annientamento delle contaminazioni mentali.
Cosi' riconoscendo, cosi'
vedendo, il mio animo fu redento dalla smania del desiderio,
dell'esistenza, dell'errore. Nel redento e' la redenzione: questa
cognizione sorse. Esausta e' la vita, compiuta la santita', operata
l'opera, non esiste piu' questo mondo, compresi allora. Questa scienza,
o brahmano io avevo nella ultime ore della notte conquistata per terza,
avevo dissipato l'ignoranza, conseguita la saggezza, dissipata l'oscurita',
conseguita la luce, mentre con serio intendimento, solerte,
infaticabile, dimoravo.
Ma tu forse, brahmano, potresti
ora pensare: anche adesso, pero', l'asceta Gotamo non e' del tutto privo
di brama, avversione e vanita'; percio' egli cerca luoghi remoti nel
profondo della foresta. Eppure, brahmano, tu non devi intenderla cosi'.
Due sono le ragioni che mi fanno cercare luoghi remoti nel profondo
della foresta: il mio proprio benessere durante la vita e la compassione
per quelli che mi seguono."
"E compassione ha veramente
donato il signore Gotamo, come si conviene al Santo, Perfetto Svegliato.
Benissimo, o Gotamo, benissimo: Cosi' come se uno drizzasse cio' che e'
rovesciato, o scoprisse cio' che e' scoperto, o mostrasse la via a chi
l'ha persa, o recasse lume nella notte; chi ha occhi vedra' le cose:
cosi' il signore Gotamo in vari modi ha esposto la dottrina. E cosi' io
prendo rifugio presso il signore Gotamo, presso la dottrina e presso i
discepoli; quale seguace voglia il signore Gotamo considerarmi, da oggi
per tutta la vita fedele."
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |