Mulapariyâya Sutta
La sequenza radice
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito. Una volta il
Sublime soggiornava presso Ukkatthâ, nel parco, al piede d'un albero
magnifico. Là il Sublime si rivolse ai bhikkhu:
"Monaci!" - "Illustre!"
replicarono i monaci. Il Sublime parlò così:
"Voglio mostrarvi, monaci, il
principio di tutte le cose: ascoltate e fate bene attenzione."
"Sì, Signore!" risposero attenti
i monaci. Il Sublime disse:
"Ecco, monaci, c'è uno che
niente ha conosciuto, un uomo comune, senza comprensione per ciò che è
santo, estraneo alla santa dottrina, inaccessibile ad essa; senza
comprensione per ciò che è nobile, estraneo alla dottrina dei nobili,
inaccessibile ad essa. Egli prende la terra come terra, pensa alla
terra, pensa sulla terra, pensa 'Mia è la terra' e si rallegra di ciò: e
perché? Perché egli non la conosce, dico io.
Lo stesso gli accade dell'acqua,
del fuoco, dell'aria, della natura, degli dei, del Signore della
generazione, di Brahmâ, dei Lucenti, dei Raggianti, dei Possenti,
dell'Ultrapossente, dell'illimitata sfera dello spazio, dell' illimitata
sfera della coscienza, della sfera della non esistenza, del limite di
possibile percezione, del sentito come sentito, del pensato come
pensato, del conosciuto come conosciuto, dell'unità come unità,
dellamolteplicità come molteplicità, del tutto come tutto,
dell'estinzione come estinzione.
Ma chi, monaci, come asceta che
lotta, che con coraggio cerca di conseguire l'incomparabile sicurezza,
anche a lui vale la terra come terra, allora egli deve non pensare
terra, non pensare alla terra, non pensare sulla terra, non pensare 'Mia
è la terra', non rallegrarsi della terra: e perché? Perché impari a
conoscerla, dico io. Acqua, fuoco, aria, natura e dei, unicità e
molteplicità, il tutto vale a lui come tutto e allora egli deve non
pensare il tutto, non pensare al tutto, non pensare sul tutto, non
pensare 'Mio è il tutto', non rallegrarsi del tutto: e perché? Perché
impari a conoscerlo, dico io. L'estinzione vale a lui come estinzione,
allora egli deve non pensare all'estinzione, non pensare
sull'estinzione, non pensare 'Mia è l' estinzione', non rallegrarsi
dell'estinzione: e perché? Perché impari a conoscerla, dico io.
Ma chi, monaci, come santo
monaco, estinto, giunto alla fine, avendo compiuta l'opera, essendosi
scaricato del peso, avendo raggiunto lo scopo, ha distrutto i vincoli
dell'esistenza, s'è redento in perfetta sapienza, anche a lui accade la
stessa cosa nei confronti della terra e di tutte le altre cose, e non
pensa 'Mia è l'estinzione'. Perché? Perché egli la conosce, dico, perché
estinta la brama, è senza brama. Perché estinta l'avversione, è senza
avversione.
E non pensa nemmeno 'Mio è il
tutto' perché egli, estinto l'errore, è senza errore. Il Compiuto,
monaci, il Santo, perfetto Svegliato non pensa 'Mia è l'estinzione'
perché il Compiuto la conosce, dico io. E neppure pensa 'Mia è la terra'
perché ha scoperto 'Il Diletto è radice di dolore; il divenire genera,
il divenuto invecchia e muore'. Perciò dunque, monaci, il Compiuto ad
ogni sete di vita morto, svezzato, divelto, sfuggito, svincolato, è
risvegliato nell'incomparabile perfetto risveglio. Così parlò il
Sublime. Contenti si rallegrarono i monaci della parola del Sublime.
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |