Cûlasîhanâda Sutta
Il ruggito del leone
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito.
Una volta il Sublime soggiornava
presso Sâvatthî, nella selva del Vincitore, nel giardino di
Anâthapindiko. Là così si rivolse ai monaci: " 'Qui finalmente, monaci,
mentre altrove si trovano solo parolai dell'ascesi, qui si trovano sino
a quattro veri asceti': questo, monaci, è il vero ruggito che dovete
fare risuonare. Ma penitenti d'altro indirizzo potrebbero obbiettare:
'Con quale diritto e ragione, onorevoli, parlate così?'. La vostra
risposta dovrebbe essere questa: 'Fratelli, il Sublime, il Conoscitore,
il Veggente, il Santo, il perfetto Svegliato ci ha spiegato quattro cose
che ora noi comprendiamo intimamente, ecco perché parliamo così. Quali
quattro cose? Noi, fratelli, amiamo il maestro, amiamo la dottrina,
adempiamo la regola dell'Ordine, e i probi ci sono cari e graditi, siano
essi laici o religiosi. Ma potrebbe darsi che penitenti d'altro
indirizzo dicessero: 'Anche noi amiamo il nostro maestro, anche noi
amiamo la nostra dottrina, anche noi adempiamo la nostra regola, anche a
noi sono cari i probi, siano essi laici o religiosi: che differenza c'è
dunque tra voi e noi?' A tale discorso sarebbe da replicare: 'Che ne
pensate voi, fratelli: la perfezione è individuale o generale?' E la
giusta risposta dei penitenti sarebbe: 'Individuale è la perfezione, non
generale'. 'E la perfezione l'ha il bramoso o chi è senza brama?' E la
giusta risposta degli altri penitenti sarebbe: 'Chi è senza brama'. 'E
la perfezione l'ha l' astioso?' E la giusta risposta degli altri
sarebbe: 'Chi è senza astio' 'E la perfezione l'ha chi erra?' E la
giusta risposta dei penitenti sarebbe: 'Chi è senza errore'. E la
perfezione l'ha chi trova la vita gradevole, o chi non la trova
gradevole?' Giusta risposta: 'Chi non la trova gradevole'.
E la perfezione l'ha chi è
attaccato all'esistenza o chi è da essa staccato?
' Giusta risposta: 'Chi è
staccato da essa'. 'E la perfezione l'ha il sapiente o l'ignorante?'
Giusta risposta dei penitenti: 'Il sapiente, non l 'ignorante'. 'E
l'avrebbe chi è ora lieto e ora triste o chi non è né lieto né triste?
Giusta risposta sarebbe: 'Chi non è lieto né triste'. 'Ed è perfetto chi
ama la diversità e da essa è soddisfatto o il contrario?'.
Giusta risposta sarebbe: 'Colui
al quale non piace nessuna diversità, non soddisfa nessuna diversità'.
Vi sono due specie di idee:
L'idea dell'essere e quella del non essere.
Tutti gli asceti o i brâmani che
sono attaccati all'idea dell'essere, che indulgono ad essa, che
dipendono da essa, sono rattristati dall'idea del non essere. Tutti gli
asceti o i brâmani che sono attaccati all'idea del non essere, che
indulgono ad essa, che dipendono da essa, sono rattristati dall' idea
dell'essere. Tutti gli asceti o i brâmani che non hanno meditato
conforme alla verità il principio e la fine, l'assuefazione, il disgusto
e il superamento di queste due idee, e sono bramosi, astiosi, in errore,
contenti della vita, attaccati all'esistenza, ignoranti, ora lieti ora
tristi, amanti e soddisfatti della diversità: costoro non si redimono da
nascita, vecchiaia e morte, da cure, pene e tormento, da strazio e
disperazione, non si redimono dal dolore. Ma tutti gli asceti o i
brâmani che hanno meditato conforme a verità tutte quelle cose, e sono
senza brama, senza astio, senza errore, senza sete di vivere, staccati
dall'esistenza, sapienti, né lieti né tristi, che non amano né sono
soddisfatti dalle diversità: costoro si redimono da nascita, vecchiaia e
morte, si redimono, io dico, dal dolore.
Vi sono quattro specie di
attaccamento, monaci: attaccamento alla sessualità, alla multiscienza
vedica, all'ascesi fine a se stessa e al perdurare personale. Vi sono
parecchi asceti o brâmani che si dichiarano capaci di spiegare tutta la
vita dalle fondamenta; ma tale spiegazione essi non la danno: essi
esaminano l'attaccamento alla sessualità, ma non l' attaccamento alla
multiscienza, non quello all'ascesi fine a se stessa, non l'attaccamento
al perdurare personale. E perché no? Quei cari asceti o brâmani non
hanno convenientemente meditato su queste tre cose, e perciò, sebbene
pensino di comprendere tutta la vita dalle fondamenta, non possono
compiere tale esame. Vi sono asceti o brâmani che esaminano
l'attaccamento alla sessualità, l'attaccamento alla multiscienza, ma non
l'attaccamento alle altre due cose. Non avendolo fatto, sebbene pensino
di comprendere tutta la vita dalle fondamenta, non lo possono fare.
Altri asceti o brâmani esaminano i primi tre attaccamenti, ma non
l'attaccamento al perdurare personale, e, sebbene pensino di comprendere
tutta la vita dalle fondamenta, non possono farlo.
In quel modo, monaci, non
possono essere perfetti né l'amore per il maestro, né quello per la
dottrina, né l'adempimento della regola, né la valutazione e il
gradimento dei probi. Perché? Perché non può essere diverso se un ordine
è male annunziato, mal esposto, repellente, turbativo, non annunziato da
un perfetto Svegliato.
Ma il Compiuto, monaci, il
Santo, il perfetto Svegliato si dichiara capace di spiegare tutta la
vita dalle fondamenta, e lo fa. Egli esamina l' attaccamento alla
sessualità, quello alla multiscienza, quello all'ascesi fine a se
stessa, e l'attaccamento al perdurare personale.
In quel modo, monaci, sono
perfetti l'amore al maestro, quello alla dottrina, l'adempimento della
regola, la valutazione e il gradimento dei probi, perché è ciò che ci si
può aspettare in un ordine ben annunziato, ben esposto, attraente, che
dà calma, annunziato da un perfetto Svegliato.
Ma questo quadruplice
attaccamento, monaci, dove ha radice, da dove germina, da dove sorge, da
dove cresce? Esso ha radice nella sete (tanhâ), germina, sorge e cresce
dalla sete. E la sete dove ha radice, da dove germina, da dove sorge, da
dove cresce? La sete ha radice nella sensazione (vedanâ). E la
sensazione? La sensazione ha radice nel contatto (phassa). E il
contatto? Il contatto ha radice nella sestupla sede (sal-âyatana). E la
sestupla sede? Essa ha radice in immagine e concetto (nâma-rûpa). E
immagi ne e concetto? Essi, che sono un tutt'uno, hanno radice nella
coscienza (viññâna). E la coscienza? La coscienza ha radice nelle
distinzioni (predisposizioni = samkhâra). E le distinzioni? Le
distinzioni hanno radice nell'ignoranza (avijjâ).
Ora, monaci, se un monaco ha
rinnegato l'ignoranza e ha acquistato la sapienza, egli non è più
attaccato alla sessualità, non alla multiscienza, non all'ascesi fine a
se stessa, non al perdurare personale. Senza attaccamento egli diviene
incrollabile. Incrollabile egli raggiunge la propria estinzione. Egli
allora comprende: 'Esausta è la vita, compiuta la santità, operata
l'opera, non esiste più questo mondo'."
Così parlò il Sublime. Contenti
si rallegrarono quei monaci della parola del Sublime.
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |