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Thich Nhat Hanh, I
buddhisti credono nella reincarnazione?
Il buddhismo da un lato trascende la nozione di nascita e di morte, dall'altro
utilizza tutt'altro termine e cioè ri-manifestazione.
[lett. Nel buddhismo noi possiamo trascendere la nozione di nascita e di morte e
utilizziamo il termine: ri-manifestaione].
(Thich Nhat Hanh, 20 agosto 2001)
Insegnamento del 22 dicembre 1994, dato dal Maestro Thich Nhat Hanh al Villaggio
dei Prugni (Francia).
Fonte: www.buddhaline.net/spip.php?article180
Traduzione dal francese di Patti Mura
Tutti i diritti riservati per questa traduzione,
si fa divieto di riproduzione non autorizzata.
Si fa presente che si tratta di una traduzione non
di uno scritto, ma della trascrizione di un discorso che, ovviamente, non può
correggere ma è costretta a rispettare il più possibile le eventuali
imperfezioni del parlato originale.
Vorrei sapere: quanti fra di voi hanno visto il film intitolato "Il
piccolo Buddha"?
Nel 1983 un'inchiesta ha permesso di stabilire che il 25
per cento degli europei crede nalla reincarnazione.
Otto anni più tardi, negli Stati Uniti, è stato scoperto che il 23 per cento
degli americani credono in una certa forma di reincarnazione.
Esistono dunque molte
persone che sono pronte a credere o che sono favorevoli all'idea di
reincarnazione.
Fra queste persone sono presenti cattolici, protestanti, etc.
Alcuni dirigenti cristiani affermano che gli insegnamenti della reincarnazione
non corrispondono a quelli cristiani.
Ma poiché così tante persone vi credono, essi pensano che non sia possibile
rifiutare questa nozione (1).
La nozione di reincarnazione è popolare per diverse ragioni:
per prima cosa sembra che alcuni individui che ledono gli altri attraverso i
loro comportamenti non soffrano affatto;
è una forma di ingiustizia, ed occorrerebbe
quindi che vi fosse una vita futura affinché queste persone possano in qualche
maniera pagare in cambio del male che hanno commesso.
Un'altra ragione è che la
durata della vita terrestre è troppo corta perché da sola essa decida
dell'eternità. Noi
viviamo 50, 60, 70 anni solamente, e vorremmo avere altre
possibilità per riuscire a porci in armonia con Dio,
per provare che siamo capaci di vivere meglio.
Un'altra ragione ancora è la paura
del nulla.
Se questo corpo scomparirà, ricominciare in un altro corpo più sano sarà come
cambiare vestito.
Occorre quindi che esistano altre vite per continuare, e quindi la nozione di
reincarnazione è moltoconfortante e
prende radici in occidente.
A causa del film di Bertolucci le
persone pensano sempre di più alla reincarnazione.
La cosa buffa è che, al
contrario, in Asia non amiamo affatto così tanto l'idea di reincarnazioneperché
vorremmo piuttosto che la ruota dell'esistenza cessasse e, con essa, cessasse
anche il ciclo delle sofferenze.
Invece sembra che l'occidente ami quest'idea.
C'è quindi una differenza di mentalità fra Occidente ed Oriente.
E' un fatto che l'idea di reincarnazione con la tipologia di nozione di
*continuazione* che essa implica è attualmente molto popolare.
* * *
Nel terzo secolo dopo Cristo, un teologo
cattolico di nome Origene ha insegnato la preesistenza dell'anima, prima del suo
ingresso nel corpo.
Si tratta quindi di incarnazione e non di re-incarnazione.
Sembra che questa idea (di incarnazione)(2) sia assai prossima all'altra (di
re-incarnazione) perché se siete incarnati una volta è possibile che lo siate
anche una seconda volta.
All'incirca intorno al 540
d.c. Origene è stato condannato dal Concilio di Costantinopoli a causa di questa
idea.
Anche la nozione di resurrezione è prossima a quella di reincarnazione.
Infatti cosa è che dovrebbe essere resuscitato se non il corpo?
Anche in questo caso troviamo dunque la nozione di re-incarnazione.
Allorché il corpo fosse *restaurato* l'anima potrebbe nuovamente entrare
[entrerà] nel suo corpo.
Nell'insegnamento del Giudizio Universale(3) ciascuno deve ritrovare il suo
corpo resuscitato ed è
esattamente una re-incarnazione.
E' molto difficile dire che non sia presente "reincarnazione" nel cristianesimo!
Alcuni teologi cristiani affermano che per includere la nozione di
reincarnazione occorrerebbe modificare un numero notevole di insegnamenti
all'interno del cristianesimo.
Non saremmo proprio molto sicuri di questo perché gli
elementi della reincarnazione sono veramente là davanti ai nostri occhi proprio
all'interno dell'insegnamento cristiano.
Noi tutti vogliamo sapere ciò che accadrà dopo la morte e tutti ci ribelliamo
contro l'idea che dobbiamo morire.
Ecco perché idee di reincarnazione sono molto importanti per noi.
Possiamo [dobbiamo] (4)
noi *continuare* o no, dopo la morte? E dove? E quando? E come?
* * *
Sappiamo che gli esseri umani non possono essere felici se non credono in
qualche cosa.
La fede (5) è importante, ma la fiducia è qualche cosa di vivente, è come
l'amore, come l'odio, come la disperazione, è una formazione mentale.
E' una cosa vivente e tutto ciò che vive cambia.
La vostra fede è qualche cosa di vivente che deve cambiare nel corso del tempo,
che deve crescere come un albero.
La fede che era la vostra quando avevate dieci anni non è più presente in voi
allo stesso modo,
che voi siate cristiani, musulmani, marxisti, o buddhisti.
La fede è qualche cosa che deve cambiare continuamente: è necessario accettare
questo.
Il vantaggio degli studi e della pratica del buddhismo è che ci viene
costantemente ricordato che tutto
cambia compresa la nostra fede,
e la fede è una cosa vivente.
Nel momento stesso in cui voi continuate a vivere, la vostra fede cresce [intende:
nel senso di diventare adulta, evolvere, svilupparsi e non nel senso di
diventare più "sicura di" e/o tenacemente attaccata ad un determinato concetto].
Questo accade ugualmente in tutte le tradizioni spirituali e non dobbiamo temere
l'arrivo di un cambiamento nel nostro modo di credere.
In realtà, quando le cose cessano di svilupparsi la vita diviene impossibile.
Da una parte quindi noi sappiamo che senza fede noi non possiamo vivere, non
possiamo essere felici.
Dall'altra parte però sappiamo che la fede è qualche cosa che cambia.
C'è dunque il rischio di "perdere la vostra fede" ed in questo caso diverreste
una sorta di "fantasma
morto di fame" [spirito
affamato] (6).
E' per questo che il nostro atteggiamento riguardo alla fede è molto importante.
Dobbiamo prenderci cura del nostro credo, della nostra fede, in modo saggio e
prudente(7), in maniera tale che la nostra fede si sviluppi nella direzione che
ci porterà maggiore pace e gioia.
Diversi anni fa avevate un'idea a proposito del Buddha, questa idea era in
rapporto con la vostra fede nel buddhismo.
Ora invece, dopo molti anni di pratica le vostre nozioni [conoscenze](8) a
proposito del Buddha sono molto cambiate e sicuramente anche la vostra fede è
cambiata.
Dunque la vostra fede dipende dalle vostre conoscenze, dalle vostre percezioni,
dai vostri studi, dalla vostra pratica.
* * *
Di volta in volta noi dobbiamo abbandonare le nostre percezioni e le nostre
nozioni [conoscenze] in favore di percezioni migliori, di una fede migliore.
Non possiamo associarci ad una sola nozione, ad un oggetto unico della nostra
fede.
All'inizio quindi è possibile che noi crediamo che il concetto di reincarnazione
corrisponda all'idea che un'anima entri nel corpo. Possiamo
dire che l'anima è permanente e il corpo impermamente. Allorquando ci
sbarazziamo di un corpo possiamo entrare nuovamente in un altro corpo.
L'immortalità dell'anima e l'impermanenza del corpo è forse una prima nozione di
reincarnazione.
Può darsi che noi cominciamo in questo modo e che iniziamo a chiamarci
buddhisti:
è accettato da parte di un debuttante.
Ma se continuate ad essere buddhisti dovete praticare di più, e l'idea
di immortalità dell'anima deve lasciare spazio ad un'altra idea più prossima
alla realtà.
Se studiate i sutra, se praticate l'osservazione del vostro 'spirito' [in
francese il termine può indicare "vostri stati d'animo" oppure anche vostra
mente, intesa proprio come "mente-cuore"] (9), vedrete che non esiste nulla di
permanente nell'insieme dei cinque skanda (aggregati): il corpo, le sensazioni,
le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza (10).
Tutto cambia costantemente. Non esiste una sola cosa che resti identica per due
istanti consecutivi.
Vedete che non solamente il corpo, ma anche l'anima è impermanente, perché anche
l'anima è composta da elementi, come le sensazioni, come le percezioni, come le
formazioni mentali e come la coscienza.
Al di fuori di questi elementi non vi è nulla che voi possiate chiamare "anima".
L'idea di immortalità dell'anima deve quindi essere rimpiazzata e la vostra
comprensione di reincarnazione sarà più prossima alla realtà.
Chiamiamo buddhismo
popolare il
buddhismo della
masse.
Ma se continuate, entrate
in un altro buddhismo,
il buddhismo profondo, ed è il territorio dell'esplorazione [il terreno che
esploriamo] (11).
In conseguenza di tale esplorazione siamo più prossimi alla realtà di noi stessi
e del Dharma.
L'idea di reincarnazione è ancora là, ma la nostra comprensione è differente.
Re-in-carn-azione: "carn" è la carne. L'idea consiste nel fatto che vi sia
un'anima, un corpo, e l'anima penetra nel corpo.
Nel buddhismo noi non utilizziamo il termine reincarnazione ma la parola
"rinascita",
questo perché la nozione di reincarnazione implica l'esistenza di un'anima
immortale che entra e esce dal corpo e poi entra di nuovo in un altro corpo.
Non esiste niente di simile a questa anima immortale
che esce da un corpo per entrare in un altro.
L'utilizzazione del termine rinascita è percepita come qualcosa di inadeguato
perché anche la parola "nascita" rappresenta qualcosa che non esiste veramente,
se siamo capaci di toccare la realtà della non-nascita
e della non-morte.
Essere, infatti, non significa che a partire da *niente* diventiamo qualche cosa
e che a partire da quel *qualche cosa* ridiventiamo niente quando muoriamo.
Esisto per tanti anni e tutt'a un tratto cesso di esistere: questa è la nozione
comune di morte e di nascita. Ma osservando bene ed a fondo ciò che ci circonda
vediamo chiaramente che proprio
niente funziona così.
C'è un fiore, e noi pensiamo che è qualcosa che viene dal niente.
Ma prima della sua nascita il fiore esiste sotto un'altra forma.
Nel buddhismo possiamo trascendere la nozione di nascita e di morte e
utilizziamo il termine "RIMANIFESTAZIONE".
La nascita del fiore è un giorno di rimanifestazione.
Il fiore era quindi già lì, sotto una certa forma, ma noi non eravamo capaci di
riconoscerlo.
Vishnapti vuol
dire manifestarsi
in modo tale che le persone possano riconoscere e percepire.
L'idea di manifestazione implica l'idea di una manifestazione anteriore. Questa
cosa è sempre là. Se le condizioni sono sufficienti, allora questa cosa può
nuovamente rimanifestarsi. E,
quando vediamo le cose manifestarsi, diciamo che sono nate, ma in effetti esse
non sono nate, ma si sono manifestate. Questo perché essere nati significa
essere nati da niente (essere usciti dal nulla). Invece qualcosa esisteva prima
che avvenisse la manifestazione.
Le nozioni di nascita, di esistenza, di venire, di comparire sono nozioni che
noi applichiamo a una cosa *dopo* che essa si è manifestata. Prima della
manifestazione di questo fiore noi non lo vediamo. Allora noi diciamo: il fiore
non è ancora nato.
E quando invece si manifesta, allora noi diciamo: il fiore è nato, è arrivato.
Essere nato, esserevenuto al mondo significa essersi manifestato , allora,
quando il fiore - a causa di una mancanza di condizioni necessarie - cessa di
manifestarsi noi diciamo che non esiste più (13).
Quindi tutte le nozioni come la nascita, la morte, l'essere [l'esistere], il non
essere [non esistere], venire [arrivare], partire, tutte queste nozioni devono
essere trascese.
La realtà è al di fuori di queste nozioni.
Dal momento che studiamo il buddhismo e pratichiamo la visione profonda noi ci
liberiamo di tutte queste idee.
Noi abbiamo sempre un credo [in
questo caso potrebbe essere tradotto indifferentemente come fede, credenza,
opinione, ma userei qualcosa come convinzione-visione,
qualcosa su cui fare affidamento] ed
essa è istante dopo istante sempre più solida e nessuno può privarcene, perché il
nostro credo non è fatto di nozioni ma di realtà.
All'inizio possiamo credere alla reincarnazione, e grazie a questo credo avete
l'impressione di trovarvi su di un cammino [su di una certa strada] (14), ma,
quando cominciate a praticare, la vostra idea della reincarnazione cambia.
All'inizio avete l'idea di questa anima immortale che entra in un corpo e che ne
esce per poi entrare in un altro.
Ma appena osservate
profondamente all'interno
e all'esterno comprendete che questa
nozione è un po' naïve.
Quindi trascendete questa nozione ed anche la vostra fede si sviluppa.
Poiché il credo della vostra fede è basato sull'osservazione veritiera
[autentica], voi avrete sempre la vostra fede che continua a portarvi della
gioia, e sapete che anche se il vostro credo [opinione] domani cambierà voi non
avrete paura perché vi state avvicinando sempre di più alla realtà.
Non vi è alcun pericolo di non avere più un vostro credo [di perdere il vostro
sentimento di fiducia o la vostra fede ](15) perché voi avete deciso di essere
uno con la realtà.
Se invece decidete di attaccarvi
ad un concetto rischiate
davvero di dover poi dubitare [lett. andate incontro al dubbio](16) e allora,
piomberete nel buio dell'assenza di fede e questo è un momento molto difficile
da vivere in un'esistenza umana.
* * *
All'inizio della vostra pratica del buddhismo voi avete una nozione del Buddha,
del Dharma e del Sangha. Esprimete il vostro desiderio di prendere rifugio nel
Buddha, nel Dharma e nel Sangha. La vostra fiducia nel Buddha, nel Dharma e nel
Sangha è basata sulla vostra comprensione dei Tre Gioielli in quel momento.
Ma nel corso della vostra pratica le vostre nozioni di Buddha, di Dharma e di
Sangha saranno cambiate e questa è una cosa buona. Se saranno passati dieci anni
senza che le vostre convinzioni siano cambiate, si siano evolute, allora
rischierete di svegliarvi un giorno e di non credere più in ciò in cui voi
credevate.
Vi sembrerà che queste nozioni non siano più valide e vi ritroverete immersi
nell'oscurità della non-fede. (17)
Non dobbiamo accettare una cosa come verità assoluta (immutabile) (18) e
conservarla come una nozione in noi, ma dobbiamo invece osservare
questa cosa ogni giorno,
ed ogni giorno noi dobbiamo toccare la realtà della nostra vita spirituale, e
questo è un modo molto sicuro di occuparci della nostra fede.
Al Villaggio dei Prugni avete appreso che il Buddha è una persona risvegliata
che ha molta comprensione e molta compassione.
Apprendete quindi che il risveglio esiste anche per voi e che potete coltivare
la comprensione e la compassione. Vi vengono date delle istruzioni per
raggiungerlo. Vi viene spiegato che esiste un seme di piena consapevolezza in
voi.
Se volete annaffiare questo seme sempre, ogni giorno, se fate in modo di entrare
in contatto ogni giorno con questo seme [praticate di toccare] (19), questo seme
si svilupperà e vi procurerà l'energia della compassione, della comprensione,
dell'amore, della gioia.
Praticando verificherete che l'insegnamento è corretto perché la vostra
comprensione, la vostra tolleranza e la vostra compassione si svilupperanno ogni
giorno.
In conseguenza di questo [cioè l'esperienza della pratica] voi credete nella
pratica della piena consapevolezza [Plein Conscience] e nessuno potrà inficiare
questa fiducia in voi stessi.
Vi si dice poi che l'essenza del Buddha è l'energia della Piena consapevolezza
[coscienza] che è presente in lui o lei (20). Vi si dice pure che anche voi
possedete in voi questo seme di Piena Consapevolezza (21) e che avete le
capacità di un Bodhisattva.
E poiché l'energia della piena consapevolezza è l'essenza di un Buddha o di un
Bodhisattva, voi sapete che il Buddha ed il Bodhisattva sono qui. Infatti ogni
volta che siete sostenuti, che siete motivati, che siete risvegliati
dall'energia della piena consapevolezza [coscienza] voi vi sentite bene,
gioiosi, vivi, e sentite in voi energia. Quindi l'energia della piena
consapevolezza è l'oggetto del vostro credo.
Se credete nella Piena Consapevolezza in voi stessi, la vostra fede nel Buddha
sarà identica a questo.
Quindi non avete bisogno di andare in India per incontrare il Buddha. Non avete
bisogno di ritornare indietro di 2600 anni per incontrare il Buddha, ma sapete
che potete incontrare il Buddha nel qui ed ora, nell'istante presente, ogni
volta e quando e dove volete.
L'altro giorno ho affermato che se sentissi dire che il Buddha si trova in
questo momento in India, nel Bihar, ai piedi del monte Gridakuta, e che se
vogliamo incontrarlo e praticare la meditazione camminata è necessario
acquistare un biglietto aereo, io non sarei affatto tentato di farlo perché so
che posso essere con il Buddha, che lo posso fare subito, che non ho bisogno di
andare in un altro luogo, quale che sia, per farlo.
E noi tutti possiamo fare questo perché il Buddha non è per noi un'immagine e
non è più una nozione, ma qualcosa di più sostanziale che possiamo toccare in
tutti i momenti, e se avete questo tipo di fede voi siete confortati e
rassicurati, nessuno può privarvi di questo e al momento di morire voi sarete
forti perché sapete che non c'è né morte né nascita ma solamente delle
manifestazioni e delle cessazioni di manifestazioni.
* * *
Al mese di aprile non è possibile vedere alcun girasole intorno
al Villaggio dei Prugni e
potremmo dire che non ci sono. Eppure i semi di girasole sono già stati
piantati, i contadini hanno preparato tutto esono
coscienti di questo. Quando loro guardano le colline e i campi vuoti possono in
realtà già vedere i campi coperti di fiori.
Può capitare che si abbia l'impressione che i girasoli non esistano in quel
momento,
ma questa nozione non
corrisponde affatto alla realtà.
I girasoli ci sono, ma
solamente manca ancora qualche condizione,
come il calore dei mesi di luglio ed agosto, ad esempio, e questa è la ragione
per cui noi non vediamo i
girasoli.
Mentre camminava da solo, San Francesco d'Assisi si avvicinò ad un mandorlo,
guardò profondamente questo albero e gli domandò: "Parlami di Dio".
Improvvisamente di colpo il mandorlo si ricoprì di fiori.
Quando lessi questa storia ebbi subito l'impressione di leggere una storia
zen,
perché le storie zen somigliano a questo racconto.
Se al mese di aprile, camminando, passate nei pressi di un campo di girasoli,
domandate alle colline di mostrarvi il Regno dei cieli, la Terra Pura. E'
possibile che i campi si coprano improvvisamente e d'un sol colpo di girasoli.
Di fatto i contadini che hanno piantato i semi sanno che sono lì e sono
capaci di vedere i
fiori. E' sufficiente essere qui al mese di luglio per vedere tutti i campi
coperti di girasoli.
* * *
Nel buddhismo si
parla in termini di "dimensioni
storiche" e "dimensioni
ultime".
Nella prima dimensione - storica - noi vediamo diversi segni come la nascita, la
morte, l'essere, i non essere, l'andare, il venire.
Nella dimensione storica potete pensare che il Buddha abbia vissuto ormai 2600
anni fa e vi servirebbe forse attendere ancora numerosi anni prima che un altro
Buddha compaia.
E' possibile che pianifichiate la vostra vita in conseguenza di questa o di
opinioni simili, ma
se voi sceglieste la dimensione ultima vedreste
che potete tenere il Buddha per mano per partire in meditazione camminiata con
lui immediatamente.
Le due dimensioni, in realtà, sono una. Non potete immaginare la dimensione
ultima distinta dalla dimensione storica.
Sono come l'acqua e le onde. Le
onde che animano la superficie dell'oceano rappresentano la dimensione storica,
ma la sostanza che crea l'onda è l'acqua, e sebbene le onde sembrino avere un
inizio e una fine, un alto e un basso, l'acqua nelle onde non può essere
descritta attraverso queste caratteristiche dell'onda.
La dimensione ultima non dipende dai segni, dalle nozioni di esistenza, di non
esitenza di andare e venire. Noi
sappiamo che le onde e l'acqua sono uno e non possiamo separare le une dalle
altre. La
dimensione storica è una (unita) insieme con la dimensione ultima. Se
voi sapete toccare le onde in profondità, voi potete toccare anche l'acqua.
Del tutto ugualmente se voi sapete toccare profondamente il mondo [la
realtà](22) della nascita e della morte, dell'andare e del venire, voi potete
toccare il mondo [la realtà] della non nascita e della non morte, del non andare
e del non venire.
E questa è la nostra pratica di ogni giorno.
E' necessario vivere la vostra vita in modo tale che possiate toccare la
dimensione ultima diverse volte al giorno, se non costantemente.
Supponete di osservare questo vaso di fiori. Se siete in Piena Consapevolezza -
e ci sono dei metodi per essere in piena consapevolezza come, ad esempio,
respirare e inchinarsi profondamente davanti al fiore - allora di colpo il fiore
si rivelerà a voi: il fiore è una manifestazione, e noi stessi siamo una
manifestazione. I fiori rappresentano tutto il cosmo, l'infinito, nel tempo e
nello spazio, noi compresi.
Se voi continuerete ad essere presenti e ad osservare, allora potrete toccare la
dimensione ultima del fiore e toccherete anche la vostra propria dimensione
ultima.
In quel momento potrete stabilirvi nella dimensione ultima, liberandovi delle
nozioni di nascita e morte, di andare e venire, di essere e non essere.
Non vedrete soltanto la presenza del fiore come una cosa meravigliosa ma vedrete
come una cosa meravigliosa anche la manifestazione di voi stessi.
A seconda della vostra visione profonda, toccherete più o meno profondamente la
dimensione ultima del fiore e di voi stessi.
Il Buddha ci offre il tipo di pratica che può aiutarci a toccare la dimensione
ultima.
* * *
L'altro giorno parlavo della pratica
di toccare la terra.
Ogni sera, prima o dopo la meditazione seduta, facciamo tre, cinque o sei
prosternazioni. Unendo le palme delle mani e inchinandovi voi vi vedete in
contatto con tutti gli antenati, antenati spirituali e antenati di sangue, e vi
vedete come la continuazione di questi antenati, vedete che essi sono voi stessi
(meglio: voi stessi siete loro), e vedete anche i vostri figli e nipoti e
discepoli presenti con voi nello stesso momento.
Nell'atto di toccare terra voi vi consegnate alla terra per unirvi alla
'corrente esistenziale' (ascendenza e discendenza) che veramente siete, ed in
quel momento voi siete i vostri antenati ed anche le generazioni future.
Semplicemente toccando
la terra in questo modo voi toccate la dimensione ultima. Restando
in questa posizione per qualche minuto inspirate, espirate, e vedete voi stessi
come se foste ciascuna persona della vostra discendenza.
In quel momento non siete più presi dalla nozione di me come: "Io sono questo
corpo".
Il Buddha ha detto: "Questi occhi non sono me, io sono più di questi occhi".
Toccando la terra per la seconda volta è possibile che voi vi
ritroviate a sentirvi improvvisamente una sola cosa con la terra, con le
montagne, con i pini.
Toccando terra voi siete tutto:
il fiore, il tavolo... siete
liberi dalla nozione di "io" E in quel momento voi toccate la dimensione ultima.
E' possibile che voi facciate questo per rispetto del
Buddha e degli antenati. Restate voi stessi e gli antenati restano loro stessi.
Una persona distinta si inchina per mostrare la sua gratitudine verso gli
antenati. Questa pratica è utile ma, proseguendo,
andrete più a fondo e inchinandovi toccherete la dimensione ultima.
Se noi possiamo toccare la dimensione ultima accade in noi una trasformazione.
La paura e il dolore cominciano a traformarsi. La gioia, la libertà, la pace si
svilupperanno in noi e noi ci sentiremo bene in noi stessi.
Sentiremo che l'amore e la comprensione ci abitano e
le persone, gli alberi, l'acqua, l'aria intorno a noi sentiranno la stessa cosa.
Dicembre 1994
(Traduzione di Patrizia Mura, 17 settembre 2007)
NOTE
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* * * Il discorso di TNH non ha soluzione di continuità, non ci sono pause o
interruzioni, tuttavia sembra proprio attraversare fasi precise che sono state
evidenziate di volta in volta con le sequenze di asterischi.
(1) E'
evidente che TNH si riferisce a contesti socio-culturali diversi dall'Italia ed
anche a contesti cristiani in senso ampio e non solo a quello cattolico più
tradizionalista. Lo si specifica, nel tradurre in italiano il testo, proprio
perché il lettore italiano non sempre è consapevole che la sua stessa fede o
religione, ancorché cattolica, può essere vissuta altrove di fatto molto
differentemente dal modo in cui viene vissuta nel contesto italiano. Lontano dal
suo nucleo centrale il cattolicesimo è vissuto con una libertà di pensiero e di
sentimento di gran lunga maggiore.
(2) nota
soppressa
(3) In
francese l'espressione usata per l'equivalente italiano di "giudizio universale"
è letteralmente "giudizio finale"
(4) Letteralmente
TNH ha detto: dobbiamo.
"Dobbiamo noi *continuare* o no, dopo la morte? E dove? E quando? E come?"
Infatti, come TNH ha appena spiegato, ciò che da noi sarebbe considerato una
lieta opportunità, per gli orientali può risultare solo come uno scomodo
obbligo. Con questo si può spiegare il "dobbiamo" laddove si sarebbe potuto
scrivere "possiamo".
(5) Nel
seguito del discorso TNH userà frequentemente due termini: "foi" e "croyance".
In italiano abbiamo il verbo credere (franc: croire) da cui derivano i termini
credo e credenza.
Noi italiani in quanto popolo di formazione cattolica facciamo distinzione fra
un credo - come legittima adesione ad uno specifico sistema fideistico - e una
credenza, termine a volte intesto come superstizione.
Nella lingua francese questo stesso termine potrebbe definire anche
semplicemente ciò in cui crediamo in generale ed anche le
nostre opinioni.
Quindi idea/opinione, convinzione, credo, credo religioso, credenza nel senso di
superstizione, sono concetti che in francese potrebbero essere espressi tutti
dallo stesso termine, come a volte anche in italiano quando la parola "credo" è
usata in luogo e con l'accezione di "io ritengo che".
Nella traduzione è difficile fare scelte ma il fatto che Thich Nhat Hahn lo
alterni spesso al termine fede farebbe pensare più spesso di tradurlo
nell'accezione italiana di "credo", benché non sempre.
Per il termine "foi", fede, esiste in francese una distinzione abbastanza chiara
fra avere fede ed avere fiducia.
Infatti avere fiducia è detto "confidare", ovvero "avoir confiance".
Perciò il termine "foi" è stato tradotto sempre con fede.
(6)
In "Toccare la Pace" di Ubaldini editore, è tradotto con Spiriti Affamati.
Thich Nhat Hanh stesso spiega:
"Nella mitologia buddhista, il termine 'spirito affamato' è usato per descrivere
un'anima vagabonda che soffre tremendamente per la fame e la sete, ma la cui
gola è troppo stretta perché cibo e bevande possano passarci.
In occasione della luna piena del settimo mese lunare, in Vietnam, siamo soliti
offrire cibo e bevande agli spiriti affamati."
Nel seguito del testo ne parla come persone bisognose di amore e di altre forme
di nutrimento esistenziale ma impossibilitate a raccoglierle a causa delle loro
esperienze di vita.
Il riferimento principale da tener presente è il bhavachakra, dove gli spiriti
famelici abitano uno dei sei regni, precisamente uno dei tre più infernali.
(7) Si
riporta la doppia accezione del termine
(8) Avere
nozione di qualcosa può significare avere un preconcetto, un'interpretazione
preconfezionata, un'idea condizionata, un concetto preconfezionato, nozionismo,
cosa che per un buddhista si distingue nettamente dall'avere conoscenza che
presume l'entrare profondamente in contatto con il reale senza sovrapporgli le
proprie proiezioni o, appunto le nozioni con le quali si è stati condizionati a
leggerla.
Quindi è difficile anche in questo caso, laddove in italiano sarebbe parso più
opportuno tradurre con "conoscenze", fare una scelta di traduzione che espliciti
il senso globale e non condizioni il lettore in modo erroneo.
(9) Nella
lingua italiana l'equazione fra spirito e stato d'animo (emozione) si è quasi
completamente persa a causa della sovrapposizione al termine di alcuni
significati religiosi, nonostante il fatto che anche noi abbiamo espressioni
come "con che spirito lo fai" oppure "cosa ti anima", intendendo precisamente lo
stato d'animo.
Sia perché il termine è pronunciato da un buddhista, sia per la sua concezione
nella lingua francese, qui spirito è da intendere quindi come "stati d'animo",
emozioni e non come equivalente di "anima" immortale quale solitamente lo
intendiamo.
Peraltro in francese lo stesso termine indica anche la mente intesa in senso
globale come mente+cuore ragione+emozione, quindi proprio il senso buddhista del
termine.
(10) Nel
buddhismo ciascuno di questi, è un aggregato di altri elmenti, esattamente come
il corpo è un aggregato di atomi. Da qui il nome di "aggregato".
(11) Nota
soppressa
(12) Nota
soppressa.
(13) Nota
soppressa.
(14) Difficile
interpretazione: si ha l'impressione che voglia evidenziare che spesso la gente,
credendo nella reincarnazione, si sente in tal modo buddhista, vive un
sentimento di appartenenza specifica, e intende evidenziare di riconoscersi in
un certo cammino spirituale.
(15) Coerentemente
con tutto il testo si potrebbe facilmente intendere come fra parentesi, restando
ciò una proposta interpretativa.
(16) Tra
parentesi è la traduzione letterale.
(17) Facilmente
il tono della frase avrebbe potuto sottintendere un carattere di improvvisità
dell'evento.
(18) La
specifica "assoluta (immutabile)" viene aggiunto per una migliore resa del
concetto, ma non è presente nel testo originale, che, lo ricordiamo, è un
discorso dove sono piuttosto i toni ad esprimere il senso in luogo di eventuali
ulteriori parole che potrebbero essere aggiunte in un testo concepito per essere
scritto.
(19) Fra
parentesi l'espressione letterale.
(20) Passaggio
non chiarissimo così come scritto, probabilmente TNH si è rivolto al pubblico
indicando delle persone.
(21) In
francese TNH usa il termine *piena coscienza*, laddove è consuetudine nei suoi
testi tradurre in italiano con *piena consapevolezza*.
(22) Letteralmente
mondo; realtà, fra parentesi omogeneamente a quanto è possibile leggere in altri
testi scritti di TNH.
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