Sabbâsava Sutta
Ogni asava*
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Una volta soggiornava il Sublime
nella Selva del Vincitore, il parco di Anathapindiko, e parlo' ai monaci
cosi':
Voglio mostrarvi come ci si
difenda da ogni asava; all'esperto io annunzio l'estinzione degli asava,
non all'inesperto, non all'ignaro. Per conoscere come estinguere gli
asava occorre riconoscere leggera attenzione e profonda attenzione.
Leggera attenzione fa germogliare nuovi asava e rinforza gli antichi;
profonda attenzione, o monaci, non fa sorgere nuovi asava e distrugge
gli antichi.
Gli asava devono essere
superati: sapendo; difendendosi; curandosi; pazientando; fuggendo;
combattendo; operando.
Quale asava sara' superato
sapendo? Supponiamo che vi sia un uomo comune, che non ha conosciuto
niente, senza intendimento per cio' che e' santo, estraneo ed
inaccessibile alla dottrina, a cio' che e' nobile, alla dottrina dei
nobili, e che non riconosce cio' che merita attenzione e non riconosce
cio' che non merita attenzione. Senza conoscenza delle cose degne e di
quelle indegne, egli fa attenzione all'indegno e non al degno.
Cos'e' l'indegno che egli reputa
degno? Quello per la cui stima germoglia nuova smania di desiderio, di
esistenza, di errore, e l'antica si rinforza.
E cos'e' il degno che egli non
reputa degno? Quello per la cui stima non puo' sorgere nuova smania di
desiderio, di esistenza, di errore e l'antica e' distrutta. Cosi',
mentre reputa degne cose indegne e indegne cose degne, nuovi asava
sorgono in lui e gli antichi si rinforzano.
E con leggera attenzione egli
pensa cosi': sono mai esistito nelle epoche passate? O non sono mai
esistito? Che cosa sono stato o non sono stato nelle epoche passate? E
in che modo sono divenuto quel che allora sono stato? Esistero' o non
esistero' nelle epoche future? E in che modo? Anche il presente lo
riempie di dubbi: Esisto o non esisto? Che cosa e come sono, io? Da dove
sono venuto e dove andro'?
E con tali pensieri leggeri egli
giunge ad una delle sei opinioni, diviene in lui ferma persuasione: io
ho un'anima; io non ho un'anima; animato prevedo animazione; animato
prevedo disanimazione; senz'anima prevedo animazione; questo me stesso
si trovera' qua e la', a godere la mercede delle buone e delle cattive
opere; e questo me stesso e' permanente, persistente, eterno,
immutabile, rimarra' quindi a se' eternamente eguale.
Questo si chiama, o monaci, vico
delle opinioni, caverna delle opinioni, gola delle opinioni, spina delle
opinioni, roveto delle opinioni, rete delle opinioni. Impigliatosi nella
rete delle opinioni, o monaci, l'inesperto figlio della terra non si
libera dal nascere, dall'invecchiare e morire, da bisogno, miserie e
pene, da strazio e disperazione, non si libera, io dico, dal dolore.
Ma l'esperto, santo discepolo,
che accede alla dottrina, riconosce cio' che merita attenzione e
riconosce cio' che non merita attenzione, stima cio' che e' degno e non
stima l'indegno, percio' in lui non sorgono nuovi asava e gli antichi si
estinguono.
Questo e' il dolore, pensa egli
profondamente; questa e' l'origine del dolore; questo e' l'annientamento
del dolore; questa e' la via che conduce all'annientamento del dolore. E
con tale profondo pensiero gli si sciolgono i tre irretimenti: la fede
nella perduranza personale, la dubbiosa incertezza e l'ascesi come scopo
a se stessa.
Quale asava sara' superato
difendendosi?
Ecco, o monaci, un monaco si
munisce di riflessione quale arma ed efficace difesa della vista,
perche' se egli lasciasse inerme la sua vista, allora scenderebbe su di
lui turbante, dannosa smania; ma la vista munita di difesa tiene lontana
da lui la turbante, dannosa smania. Alla stessa stregua, egli si munisce
di riflessione quale arma di difesa dell'udito, dell'olfatto, del gusto,
del tatto, del pensiero.
Quale asava sara' superato
curandosi?
Ecco, o monaci, un monaco ha
cura dell'abito a ragion veduta, solo per ripararsi dal freddo, dal
caldo, dal vento e dalla tempesta, da zanzare e vespe e fastidiosi
animali striscianti, solo per coprire le sue pudende. A ragion veduta
egli ha cura del cibo elemosinato, non per godimento o diletto, non per
essere florido e bello, ma solo per conservare e sostentare questo
corpo, per scansare danni, per poter menare santa vita: "
Cosi' io estinguero' la
sensazione di prima e non ne faro' sorgere una nuova, e ne avro'
abbastanza per immacolato benessere".
A ragion veduta egli ha cura del
giaciglio, solo per ripararsi dal freddo, dal caldo, dal vento e dalla
tempesta, da zanzare e vespe e fastidiosi animali striscianti, solo per
evitare pericoli, per poter godere di tranquillita'.
A ragion veduta egli ha cura
delle medicine nel caso di una malattia, solo per sedare vive, dolorose
sensazioni, per raggiungere il vero scopo: indipendenza. Se egli fosse
trascurato potrebbe essere colpito da turbante, dannosa smania.
Ma quale asava, o monaci, e'
quello che deve essere superato pazientando?
Ecco, o monaci, un monaco
sopporta a ragion veduta freddo e caldo, fame e sete, vento e tempesta,
zanzare e vespe e fastidiosi animali striscianti; ed ai maligni,
malevoli discorsi, alle corporali sensazioni di dolore che lo
colpiscono, violenti, taglienti, pungenti, sgradevoli, moleste,
pericolose di vita, egli pazientando non si cura. Perche' se egli
divenisse impaziente, o monaci, allora scenderebbe su di lui turbante,
dannosa smania: percio' egli rimane paziente e sfugge alla turbante,
smaniosa smania.
Ma quale asava, o monaci, e'
quello che deve essere superato fuggendo?
Ecco, o monaci, un monaco fugge
a ragion veduta un elefante infuriato, un cavallo infuriato, un cane
infuriato, egli fugge i serpenti, evita il suolo disboscato, gli spinosi
sterpeti, le pozze e i fossi, i pantani e le paludi. Luoghi che non sono
adatti alla dimora, posti che non sono adatti al cammino, amici che non
sono adatti al consorzio e che ad esperti fratelli dell'Ordine non
sarebbero graditi: tali luoghi, tali posti, tali amici egli fugge a
ragion veduta, e cosi' sfugge alla turbante, dannosa smania.
Ma quale asava, o monaci, e'
quello che deve essere superato combattendo?
Ecco, o monaci, un monaco a
ragion veduta non da' campo a pensieri di brama, di avversione, di
furore che siano sorti in lui, li rinnega, li scaccia, li estirpa, li
soffoca in germe. Ma se egli cedesse, allora scenderebbe su di lui
turbante, dannosa smania: percio' egli li combatte e ne rimane libero.
Ma qual'e', o monaci, l'asava
che deve essere superato operando?
Ecco, o monaci, un monaco opera
a ragion veduta il risveglio del sapere, del raccoglimento, della forza,
della serenita', della calma, dell'approfondimento, dell'equanimita'.
Senza operare soggiacerebbe a turbante, dannosa smania, ma se opera
nessuna turbante, dannosa smania lo raggiunge.
Se ora, o monaci, un monaco ha
superato gli asava sapendo, difendendosi, curandosi, pazientando,
fuggendo, combattendo, operando, allora lo si chiama monaco che ha
reciso la sete di vivere, ha infranto i vincoli, e con la completa
conquista degli asava ha messo fine al dolore.
* Asava = contaminazioni
mentali. Per la precisione:
kama = sensualita'
bhava = rinascita
dhitta = speculazioni
avijja = ignoranza
Chi estingue gli asava e' un
Arahat
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |