Mahâhatthipadoma Sutta
L'orma dell'elefante
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito.
Una volta il Sublime soggiornava
presso Sâvatthî, nella Selva del Vincitore, nel giardino di
Anâthapindiko. Là l'onorevole Sâriputto si rivolse ai monaci: "Così come
tutto ciò che è vivente, che si muove fornito di piedi, sta all'interno
dell'orma dell'elefante, perché la sua orma è nota per essere la più
larga di tutte, così pure tutto il bene sta nelle quattro sante verità:
nelle sante verità del dolore, dell'origine del dolore,
dell'annientamento del dolore e della via che conduce all'annientamento
del dolore.
Ma cos'è la santa verità del
dolore? Sono dolore: nascita, vecchiaia, morte, guai, calamità,
sofferenze e pene, strazio e disperazione; non ottenere ciò che si
desidera; in breve: i cinque tronchi dell'attaccamento sono dolore. I
tronchi dell'attaccamento alla forma, alla sensazione, alla percezione,
alla distinzione e alla coscienza. Ma qual è il tronco dell'attaccamento
alla forma? Le quattro materie principali e ciò che tramite esse esiste
come forma: la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria. La terra può essere
interna o esterna. Quella interna è ciò che in noi si presenta solido e
duro, come: capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, tendini, ossa,
midolla, reni, cuore, fegato, diaframma, milza, polmoni, stomaco,
intestini, mucose, sterco e così via. Ma interna o esterna è sempre
terra e ognuno deve considerarla, conforme a verità e con perfetta
sapienza, come cosa che non gli appartiene, non è il suo io, non è se
stesso. Riconosciuto ciò, la terra non interessa più, ci si stacca da
essa.
Vi sono tempi in cui le acque
esteriori s'innalzano, e la terra esteriore scompare sotto di quelle.
Questa terra esterna, che è così enorme, mostra d'essere impermanente,
soggetta alle leggi della distruzione, della dissoluzione, della
mutazione: e questo corpo, alto meno d'otto palmi, prodotto dalla sete
d'esistenza varrebbe la pena di considerarlo un 'Io' o un 'Mio' o un
'Essere'?
Se la gente biasima, condanna,
perseguita, assale un monaco, egli pensa: 'In me s'è originata questa
sensazione di dolore provocata da contatto uditivo, ed essa è
determinata da contatto'. Ed egli osserva: 'Tutto è mutevole: il
contatto, la sensazione, la percezione, la distinzione e la coscienza'.
Il suo animo, che scompone così gli elementi, si solleva, si rasserena,
diviene saldo e costante.
Se la gente tratta un tal monaco
scortesemente, senz'amore, lo batte rozzamente con pugni, gli tira
pietre, lo percuote con mazze, lo colpisce con spade, allora egli pensa:
'Così è fatto questo corpo; lo si può battere coi pugni, colpire con
pietre, percuotere con mazze, ferire con spade! Ma la parola del Sublime
nel Paragone della Sega suona: (Se anche, monaci, briganti ed assassini,
con una sega da alberi, vi staccassero articolazioni e membra, chi per
ciò si infuriasse non osserverebbe il mio insegnamento). Ferrea quindi
sarà la mia forza, inflessibile; presente il sapere, irremovibile; calmo
il corpo, impassibile; raccolto l'animo, unificato. Qualunque cosa
facciano, sarà osservato quell'insegnamento degli Svegliati'.
Se a questo monaco che si
ricorda così dello Svegliato, così della Dottrina, così dei Discepoli,
manca la nobile costanza dell'imperturbabilità, allora egli diviene
confuso, cade in agitazione; così come accade alla nuora, incontrando il
suocero.
Se invece a questo monaco che si
ricorda così dello Svegliato, così della Dottrina, così dei Discepoli,
permane la nobile costanza dell' imperturbabilità, allora egli è felice,
ed ha realizzato molto. L'acqua può essere interna o esterna. Ciò che
specificamente nell'interno si presenta fluido e liquido, come: bile,
muco, pus, sangue, sudore, linfa, lacrime, siero, saliva, liquido
articolare, urina o altre cose del genere, ciò si chiama acqua interna.
E l'acqua interna e quella esterna sono entrambe la materia acqua. E
riconosciuto conforme alla verità, con perfetta sapienza, che ciò non mi
appartiene, ciò non è io, ciò non è me stesso; si diviene disinteressati
all'acqua, ci si distacca da essa.
Vi sono tempi in cui le acque
esterne si gonfiano, in cui esse travolgono un villaggio, una città una
residenza, inondano un paese, inondano terre e regni. Vi sono tempi in
cui le acque del grande mare sono profonde centinaia, migliaia di
miglia. Vi sono tempi in cui l'acqua del grande mare è alta fino a un
solo palmo; vi sono altri tempi in cui l'acqua del grande mare è
profonda dall'altezza di sette uomini sino a quella di un solo uomo. Vi
sono tempi in cui l'acqua del mare raggiunge l'altezza di mezzo uomo, in
cui giunge fino all'anca, al ginocchio, al malleolo; ve ne sono altri in
cui non arriva a coprire la falange d'un dito. Quest'acqua esterna, che
è così enorme, si mostra impermanente, soggetta alle leggi della
distruzione, della dissoluzione, della mutazione: e di questo corpo,
alto meno di otto palmi, prodotto dalla sete d'esistenza, varrebbe la
pena di considerarlo un 'Io' o un 'Mio' o un 'Essere'?
Se ora nel monaco che così si
ricorda dello Svegliato, della Dottrina e dei Discepoli, dura la nobile
costanza dell'imperturbabilità, allora egli è felice, ed ha realizzato
molto. Il fuoco può essere interno o esterno. Il fuoco interno è ciò che
nel corpo si presenta caldo e focoso, come quello per cui si digerisce,
ci si riscalda, per cui il cibo masticato e la bevanda ingerita
soggiacciono a una completa trasformazione, o qualsiasi altra cosa che
nell'interno si presenta calda e focosa. E ciò che vi è di fuoco interno
o esterno è la materia fuoco. E riconosciuto conforme alla verità, con
perfetta sapienza, che ciò non mi appartiene, ciò non è io, ciò non è me
stesso; ci disinteressa del fuoco, ci si distacca da esso.
Vi sono tempi in cui i fuochi
esterni infuriano e distruggono un villaggio, una città, una residenza,
divorano un paese, divorano terre e regni, invadono campi e prati, selve
e boschi, campagne fiorenti, e si estinguono solo quando tutto è
bruciato. Vi sono tempi in cui con una penna, con una piuma bisogna
ventilare il fuoco. Questo fuoco, che può essere così enorme, mostra la
sua impermanenza, il suo esser soggetto alle leggi della distruzione,
della dissoluzione, della mutazione: e di questo corpo, alto meno di
otto palmi, prodotto dalla sete d'esistenza, varrebbe la pena di
considerarlo un 'Io' o un 'Mio' o un 'Essere'?
Se ora nel monaco che così si
ricorda dello Svegliato, della Dottrina e dei Discepoli, dura la nobile
costanza dell'imperturbabilità, allora egli è felice, ed ha realizzato
molto. L'aria può essere interna o esterna. Ciò che nell'interno si
presenta volatile ed aereo, come i venti del ventre e dell'intestino, i
venti della inspirazione e dell'espirazione, o qualsiasi altra cosa che
si presenta volatile ed aerea è materia aria. E ciò è vi è di aria
interna ed esterna è l'elemento aria. E riconosciuto conforme alla
verità, con perfetta sapienza, che ciò non mi appartiene, ciò non è io,
ciò non è me stesso; ci si disinteressa dell'aria, ci si distacca da
essa.
Vi sono tempi in cui l'aria
esterna infuria e abbatte un villaggio, una città, una residenza,
devasta un paese, devasta terre e regni. Vi sono tempi, come nell'ultimo
mese dell'estate, in cui bisogna farsi vento con una foglia di palma,
con un ventaglio; tempi in cui anche sull'acqua non si muove uno stelo.
Quest'aria, che può essere così enorme, mostra la sua impermanenza, il
suo esser soggetta alle leggi della distruzione, della dissoluzione,
della mutazione: e di questo corpo, alto meno di otto palmi, prodotto
dalla sete d'esistenza, varrebbe la pena di considerarlo un 'Io' o un
'Mio' o un 'Essere'?
Se la gente biasima, condanna,
perseguita, assale un monaco, egli pensa: 'In me s'è originata questa
sensazione di dolore provocata da contatto uditivo, ed essa è
determinata da contatto'. Ed egli osserva: 'Tutto è mutevole: il
contatto, la sensazione, la percezione, la distinzione e la coscienza'.
Il suo animo, che scompone così gli elementi, si solleva, si rasserena,
diviene saldo e costante.
Se la gente tratta un tal monaco
scortesemente, senz'amore, rozzamente lo batte con pugni, gli tira
pietre, lo percuote con mazze, lo colpisce con spade, allora egli pensa:
'Così è fatto questo corpo; lo si può battere coi pugni, colpire con
pietre, percuotere con mazze, ferire con spade! Ma la parola del Sublime
nel Paragone della Sega suona: (Se anche, monaci, briganti ed assassini,
con una sega da alberi, vi staccassero articolazioni e membra, chi per
ciò si infuriasse non osserverebbe il mio insegnamento).
Ferrea quindi sarà la mia forza,
inflessibile; presente il sapere, irremovibile; calmo il corpo,
impassibile; raccolto l'animo, unificato. Qualunque cosa facciano, sarà
osservato quell'insegnamento degli Svegliati'. Se a questo monaco che si
ricorda così dello Svegliato, così della Dottrina, così dei Discepoli,
manca la nobile costanza dell'imperturbabilità, allora egli diviene
confuso; così come accade alla nuora, incontrando il suocero.
Se ora nel monaco che così si
ricorda dello Svegliato, della Dottrina e dei Discepoli, dura la nobile
costanza dell'imperturbabilità, allora egli è felice, ed ha realizzato
molto."
"Così come per mezzo di travi e
giunchi, di paglia e creta viene a costituirsi uno spazio limitato,
ossia 'la casa'; così pure per mezzo di ossa e tendini, di carne e pelle
viene a costituirsi uno spazio limitato, ossia 'la forma'.
Se la vista interna non è
distratta, e le forme esterne non entrano nel campo visivo, allora non
si verifica il corrispondente contatto reciproco, e non si viene a
formare alcuna formazione nel corrispondente campo di coscienza.
Se la vista interna non è
distratta, e le forme esterne potrebbero entrare nel campo visivo (ma
non lo fanno), non si verifica il corrispondente contatto reciproco, e
non si viene a formare alcuna formazione nel corrispondente campo di
coscienza.
Ma se la vista interna non è
distratta, e le forme esterne entrano nel campo visivo, e ha luogo una
corrispondente contatto reciproco, allora si viene così alla formazione
del corrispondente campo di coscienza. Ogni forma, pertinente a ciò che
così si è formato, si dispone nel tronco dell'attaccamento alla forma;
ogni sensazione si dispone nel tronco dell'attaccamento alla sensazione
e lo stesso accade a ogni percezione, a ogni distinzione, a ogni
coscienza. Si comprende adesso: 'Questa è dunque la disposizione, la
riunione, la combinazione di questi cinque tronchi dell'attaccamento!' E
la parola del Sublime suona: 'Chi vede l'origine da cause, vede la
verità: chi vede la verità, vede l'origine da cause'. Da cause sono essi
perciò originati, questi cinque tronchi dell'attaccamento! La volontà,
il piacere, l'affermazione (anunayo), la soddisfazione in questi cinque
tronchi dell'attaccamento: questa è l'origine del dolore. Il
rinnegamento (vinayo) della brama del volere, il suo annullamento in
questi cinque tronchi dell'attaccamento: questo è l'annientamento del
dolore. E pertanto, fratelli, un monaco ha fatto molto.
Se l'udito interno non è
distratto,
Se l'olfatto interno non è
distratto,
Se il gusto interno non è
distratto,
Se il tatto interno non è
distratto,
Se il pensiero interno non è
distratto, e le cose esterne non entrano nel campo del pensiero, allora
non ha nemmeno luogo la corrispondente combinazione reciproca, e non si
perviene ad alcuna formazione del corrispondente campo di coscienza.
Se il pensiero interno non è
distratto, e le cose esterne entrano nel campo del pensiero, e non ha
luogo alcuna reciproca combinazione, allora neppure si perviene ad
alcuna formazione del corrispondente campo di coscienza.
Ma se il pensiero interno non è
distratto, e le cose esterne entrano nel campo del pensiero, e ha luogo
una corrispondente reciproca combinazione, allora si viene alla
formazione del corrispondente campo di coscienza. Ogni forma, pertinente
a ciò che si è così formato, si dispone nel tronco dell'attaccamento
alla forma, ogni sensazione si dispone nel tronco dell'attaccamento alla
sensazione e lo stesso accade a ogni percezione, a ogni distinzione, a
ogni coscienza. Si comprende adesso: 'Questa è dunque la disposizione,
la riunione, la combinazione di questi cinque tronchi
dell'attaccamento!' E la parola del Sublime suona: 'Chi vede l'origine
da cause, vede la verità: chi vede la verità, vede l'origine da cause'.
Da cause sono essi perciò originati, questi cinque tronchi
dell'attaccamento! La volontà, il piacere, l'affermazione, la
soddisfazione in questi cinque tronchi dell'attaccamento: questa è
l'origine del dolore. Il rinnegamento della brama del volere,
l'annullamento della brama del volere in questi cinque tronchi
dell'attaccamento: questo è l'annientamento del dolore. E pertanto,
fratelli, un monaco ha fatto molto'."
Così parlò l'onorevole Sâriputto.
Contenti i monaci si rallegrarono della sua parola.
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |