Cûlahatthipadoma Sutta
L'orma dell'elefante
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito.
Una volta il Sublime soggiornava
presso Sâvatthî, nella Selva del Vincitore, nel giardino di
Anâthapindiko. In quello stesso periodo il brâhmano Jânussoni uscì di
pomeriggio dalla città in un carro con la tenda bianca, vide arrivare da
lontano il pellegrino Pilotikâ e gli chiese: "Caro Vacchâyano (?) da
dove vieni?"
"Dall'asceta Gotamo"
"Cosa ne pensi di lui? Ha uno
spirito forte ed è veramente saggio?"
"Chi sono io per dirlo? Dovrebbe
essere uguale a lui quello che potrebbe riuscire a conoscerne la grande
forza di spirito!"
"È una poderosa lode quella che
gli fai, Vacchâyano!"
"Chi sono io per poterlo lodare?
Solo una persona eccezionale potrebbe lodare l'asceta Gotamo, il più
grande degli uomini e degli dèi."
"Quali doti hai percepito in lui
per essergli così devoto?"
"È come se un cacciatore di
elefanti, perlustrando un luogo da essi frequentato, trovasse un orma di
elefante talmente grande da pensare: 'Che possente elefante dev'essere
questo!'. Altrettanto ho concluso io quando ho visto quattro orme
dell'asceta Gotamo: 'Perfettamente Svegliato è il Sublime, ben
annunciata da lui è la dottrina, ben guidati i suoi discepoli!'. Quali
quattro?
Ho visto parecchi nobili dotti,
raffinati ed esperti dialettici, capaci di spaccare un capello in
quattro, che col loro acume erano in grado di sviscerare, per così dire,
interi sistemi. Essendo giunto alle loro orecchie che l'asceta Gotamo
sarebbe passato in un villaggio o in una città, essi avevano elaborato
una domanda da porgli. Se egli avesse risposto in un modo, essi
l'avrebbero controbattuto in un altro; se avesse risposto in un altro,
ugualmente avrebbero replicato di conseguenza. E si recavano là dove
l'asceta Gotamo si trovava. Ed egli li confortava, li rincuorava, li
animava e rasserenava in un istruttivo colloquio, tanto che essi non gli
facevano neppure una domanda, e non solo non lo contraddicevano, ma
diventavano addirittura suoi seguaci.
Vedendo questa prima orma ho
concluso: 'Perfettamente Svegliato è il Sublime, ben annunciata da lui è
la dottrina, ben guidati i suoi discepoli!'
E inoltre ho visto parecchi
brâhmani dotti, raffinati ed esperti dialettici, capaci di spaccare un
capello in quattro, che col loro acume erano in grado di sviscerare, per
così dire, interi sistemi. Anche essi volevano proporre domande tranello
a Gotamo, ma, com'era accaduto ai nobili, anche loro divennero suoi
seguaci.
E questa fu la seconda orma che
vidi.
E inoltre ancora ho visto
parecchi borghesi dotti, raffinati ed esperti dialettici, capaci di
spaccare un capello in quattro, che col loro acume erano in grado di
sviscerare, per così dire, interi sistemi. E, com'era accaduto ai nobili
e poi ai brâhmani, rinunciarono anche loro a fare domande tranello e
divennero seguaci dell'asceta Gotamo.
E questa fu la terza orma che
vidi.
E ancora una volta ho visto
parecchi asceti dotti, raffinati ed esperti dialettici, capaci di
spaccare un capello in quattro, che col loro acume erano in grado di
sviscerare, per così dire, interi sistemi. E anche loro supplicarono
l'asceta Gotamo di accoglierli nell'Ordine. E Gotamo li accolse. Accolti
essi vivevano isolati, appartati, con seri intendimenti, solerti,
instancabili. Ed in breve tempo essi, ancora in questa vita, avevano a
sé fatta palese, realizzata e conquistata la più alta perfezione della
santità: quel fine per il quale nobili figli abbandonano la casa per
l'eremo. Ed essi dicevano: 'Noi dovevamo aver perduto quell'intelletto,
che ora abbiamo ritrovato! Noi che pensavamo di essere degli asceti,
eravamo tutt'altro; noi credevamo d'essere santi e non lo eravamo; noi
che pensavamo di essere vincitori, eravamo tutto meno che vincitori: ora
siamo asceti, siamo santi, siamo vincitori.
Quando io ebbi visto questa
quarta orma dell'asceta Gotamo, allora ho concluso: 'Perfettamente
Svegliato è il Sublime, ben annunciata da lui è la dottrina, ben guidati
i suoi discepoli!"
A queste parole il brâhmano
Jânussoni discese dal carro con la tenda bianca, denudò una spalla,
s'inchinò riverentemente nella direzione in cui il Sublime dimorava, e
per tre volte fece risuonare questo saluto:
"Venerazione al Sublime al santo
svegliato Signore!
"Oh, se avessi io pure una volta
l'occasione di incontrarmi con il signore Gotamo e potessi avere con lui
un colloquio!" Ed egli si recò là dove il Sublime dimorava, salutò con
cortesia, scambiò con lui amichevoli e importanti parole, e si sedette
accanto raccontandogli del suo incontro col pellegrino Pilotikâ e del
colloquio avuto. E il Sublime disse: "Il paragone con l'orma
dell'elefante è rimasto incompleto, ma ora te lo completerò; fai
attenzione al mio dire. Se un cacciatore d'elefanti perlustra un luogo
che essi frequentano e trova la possente ed enorme impronta di un
elefante, esperto com'è egli non conclude subito: 'Che possente elefante
dev'essere questo!'. Perché no? Perché nella selva vi sono femmine
d'elefanti, dette nane, con grossi piedi, e quella potrebbe essere una
loro orma. Egli segue quell'orma e trova nella selva un'altra possente
orma di elefante molto larga di una zampa che ha calpestato e
schiacciato delle canne. Ma, se è esperto, neppure adesso conclude di
trovarsi in vicinanza di un possente elefante. Perché sa che nella selva
vi sono femmine di elefanti dette 'schiacciatrici di canneti', con
grosse zampe, e potrebbe essere una loro orma. Segue quell'orma e trova
un'altra grossa orma con canne schiacciate e, sopra quelle, canne
intaccate dalle zanne. Ma ancora una volta egli non conclude che quella
è l'orma d'un possente elefante. Potrebbe essere l'impronta di una delle
elefantesse dette 'dilaniatrici di canneti', dalle grosse zampe. Il
cacciatore continua a seguire le tracce e trova una grossa orma con
canne schiacciate, con canne intaccate dalle zanne e con rami spezzati
sopra. Ed egli scorge l'elefante, al piede d'un albero o in una radura,
mentre va, o sta, o si riposa o giace. Allora egli può concludere:
'Questo è il possente elefante!' Allo stesso modo, brâhmano, ecco che
appare il Compiuto nel mondo, il Santo, il perfetto Svegliato, Esperto
di sapienza e di vita, il Benvenuto, il Conoscitore del mondo,
l'incomparabile Guida dell'umano gregge, il Maestro degli dèi e cattivi
e buoni spiriti, le sue schiere di asceti e brâhmani, dèi e uomini, dopo
che egli stesso lo ha compreso e penetrato. Egli annuncia la dottrina il
cui principio beatifica, il cui mezzo beatifica, la cui fine beatifica;
la dottrina fedele di senso e di parola; egli espone l'ascesi
perfettamente purificata, perfettamente rischiarata. Questa dottrina
viene sentita da un padre di famiglia, o dal suo figlio, o da uno rinato
altrove. Sentita la dottrina, egli concepisce fiducia nel Compiuto.
Pieno di questa fiducia egli pensa e riflette così: 'Un carcere è la
casa, un letamaio; libero cielo è il pellegrinare. Non si può, restando
in casa, adempiere punto per punto l'ascetismo completamente purificato.
E se io, ora, rasi capelli e barba, vestito dell'abito fulvo, andassi
via da casa all'eremo?' Dopo qualche tempo egli abbandona una piccola o
una grande proprietà, abbandona una piccola o una grande cerchia di
parenti, si rade capelli e barba, indossa gli abiti fulvi e
allontanatosi da casa va verso l'eremo. Ora egli è divenuto un
pellegrino e s'è assunto gli obblighi dell'ordine dei monaci. Ha smesso
d'uccidere, si tiene lontano dall'uccidere. Senza mazza, senza spada,
sensibile, pieno di simpatia, egli nutre per tutti gli esseri viventi
amore e compassione. Ha smesso di prendere ciò che non gli è dato, se ne
guarda bene. Aspetta ciò che gli è dato, senza intenzione furtiva, con
cuore divenuto puro. Ha smesso la lussuria, vive casto, fedele alla
rinuncia, estraneo alla volgare legge dell'accoppiarsi. Ha smesso il
mentire, si tiene lontano dalla menzogna. Dice la verità, è devoto alla
verità, retto, degno di fede, non è un ipocrita adulatore del mondo. Ha
smesso la maldicenza, se ne guarda bene. Ciò che ha sentito qui egli non
lo racconta là, per disunire quelli; e ciò che ha sentito là non lo
racconta qui, per disunire questi. Così egli unisce i disuniti, rafforza
gli uniti; la concordia lo allieta, lo rallegra, lo fa felice; egli dice
parole che promuovono concordia. Ha smesso le parole aspre, se ne tiene
lontano. Parole che sono senza offesa, benefiche all'orecchio, amorose,
che vanno al cuore, urbane, che molti rallegrano, molti sollevano: tali
sono le parole che dice. Ha smesso le chiacchiere, se ne guarda bene.
Parla a tempo debito, conforme ai fatti, attento al senso, fedele alla
dottrina e all' Ordine: il suo discorso è ricco di contenuto,
all'occasione ornato di paragoni, chiaro e determinato, adeguato al suo
oggetto. Si astiene dal cogliere frutti e piante. Una volta al giorno
egli prende cibo; di notte resta digiuno; non gli avviene di mangiare
fuori tempo. Si astiene da balli, canti, giochi, rappresentazioni.
Rifiuta corone, profumi, unguenti, ornamenti, acconciature, addobbi.
Evita gli alti, ampi e comodi giacigli. Non accetta oro e argento. Non
accetta cereali crudi. Non accetta carne cruda. Non prende donne e
fanciulle. Non prende servi e serve. Non prende capre e pecore. Non
prende polli e porci; elefanti, buoi e cavalli. Non accetta terreni. Non
assume messaggi, invii, incarichi. Si astiene da compravendita. Si tiene
lontano da falso peso e misura. Si tiene lontano dalle oblique vie della
seduzione, simulazione, bassezza. Si tiene lontano da zuffe, baruffe,
risse; da furti, prede e violenze. È contento dell'abito che lo copre,
del cibo mendicato che sostenta la sua vita. Dovunque vada, egli va
munito solo dell'abito e della ciotola con cui elemosina (il cibo). Come
un uccello, dovunque esso voli, lo fa solo col peso delle sue penne,
così appunto un monaco è contento dell'abito e del cibo mendicato.
Nell'osservare questi santi precetti di virtù egli prova un'intima,
immacolata gioia.
Se scorge con la vista una
forma, non concepisce alcun interesse. Siccome brama ed avversione,
dannosi e nocivi pensieri, ben presto sopraffanno colui che permane con
vista non vigilata, egli si dedica a questa vigilanza, egli controlla la
vista, vigila attentamente sulla vista. Se ora egli ode con l' udito un
suono, se odora con l'olfatto un odore, se gusta con la lingua un
sapore, se tocca con il tatto un contatto, se riconosce col pensiero
unacosa, egli non concepisce alcuna inclinazione, alcun interesse.
Siccome brama e avversione, dannosi e nocivi pensieri, ben presto
sopraffanno colui che permane col pensiero non vigilato, egli si dedica
a questa vigilanza, egli osserva il pensiero, vigila attentamente sul
pensiero. Mettendo in atto questo controllo dei sensi egli prova
un'intima, inalterata gioia. Chiaramente consapevole egli va e viene,
guarda o distoglie lo sguardo, si alza e si muove, porta l'abito e la
ciotola dell'elemosina, mangia e beve, mastica e gusta, libera vescica e
intestino, va, sta, siede, s'addormenta, si sveglia, parla o tace.
Fedele a questi santi precetti
di virtù, a questo controllo dei sensi, fedele a questo santo e chiaro
sapere egli cerca un luogo appartato, un bosco, il piede d'un albero,
una grotta, una caverna di montagna, un cimitero, la profondità di una
selva, un giaciglio di strame nell'aperta pianura. Tornato dall'aver
elemosinato il cibo, dopo il pasto, egli siede con le gambe incrociate,
il busto diritto, sollevato, e medita. Ha smesso brama mondana; ha
smesso l'avversione ed è pieno d'amore e compassione per tutti gli
esseri viventi; ha smesso l'accidiosa pigrizia, è amante della luce,
saggio, chiaramente cosciente; ha smesso l'orgogliosa superbia, è
intimamente pacato nell'animo; ha smesso di tentennare, s'è liberato
dall'incertezza, non dubita di ciò che è salutare.
Egli ha così tolto questi cinque
impedimenti, ha imparato a conoscere le paralizzanti scorie dell'animo
e, lungi da brame e da cose non salutari, egli raggiunge in consapevole,
pensante, beata serenità il grado della prima contemplazione.
Ma non è questa che viene
chiamata l'orma del Compiuto.
Dopo il compimento del sentire e
pensare, il monaco raggiunge l'interna calma serena, l'unità dell'animo,
la beata serenità nata dal raccoglimento e libera dal sentire e dal
pensare, il grado della seconda contemplazione.
Ma neppure questa è l'orma del
Compiuto.
In serena pace permane il monaco
equanime, saggio, chiaramente cosciente, e prova nel corpo quella
felicità di cui i santi dicono: 'L'equanime saggio vive felice'; così
egli raggiunge il grado della terza contemplazione.
Ma neppure questa è l'orma del
Compiuto.
Dopo il rigetto delle gioie e
dei dolori, dopo l'annientamento della letizia e della tristezza
antecedenti, il monaco raggiunge la non triste né lieta, equanime,
saggia, perfetta purezza, il grado della quarta contemplazione.
Ma neppure questa è l'orma del
Compiuto.
Con tale animo, saldo,
purificato, terso, schietto, libero da scorie, malleabile, duttile,
compatto, incorruttibile, egli dirige l'animo alla memore conoscenza di
anteriori forme di esistenza. Egli si ricorda di molte e diverse
anteriori forme di esistenza: una vita, due vite, centomila vite; poi
delle epoche durante parecchie formazioni e trasformazioni di mondi. 'Là
ero io, avevo quel nome, appartenevo a quella famiglia, quello era il
mio stato, quello il mio lavoro, tale bene e tale male provai, così
terminò la mia vita; di là trapassato entrai in una nuova esistenza con
tutt 'altre caratteristiche.' Così egli ricorda molte diverse anteriori
forme di esistenza, ognuna con le proprie caratteristiche, ognuna con le
particolari relazioni. Con tale animo egli dirige l'animo alla
conoscenza dell'apparire e sparire degli esseri. Con l'occhio celeste,
rischiarato, sopraterreno vede gli esseri sparire e riapparire, volgari
e nobili, belli e brutti, felici ed infelici; egli riconosce come gli
esseri riappaiano sempre secondo le azioni.
Ma neppure questa è l'orma del
Compiuto.
Con tale animo egli dirige
l'animo alla conoscenza dell'estinguersi della mania. 'Questo è il
dolore' comprende secondo verità. 'Questa è l'origine del dolore'
comprende secondo verità. 'Questo è l'annientamento del dolore'
comprende secondo verità. Questa è la via che conduce all'annientamento
del dolore' comprende secondo verità. 'Questa è la mania; questa è la
sua origine; questo è l'annientamento della mania; questa è la via che
conduce all'annientamento della mania' comprende conforme a verità.
Ma ancora una volta non è questa
l'orma del Compiuto.
Ma la conclusione è vicina
perché così conoscendo, così vedendo, il suo animo viene redento dalla
mania del desiderio, redento dalla mania dell'esistenza, redento dalla
mania dell'errore. Sorge in lui questo sapere: 'Nel redento è la
redenzione'. Egli allora comprende: 'Esausta è la vita, compiuta è la
santità, operata è l'opera, non esiste più questo mondo'. Questa,
brâhmano, viene chiamata l'orma del Compiuto. E il santo uditore può ora
concludere: 'Perfettamente Svegliato è il Sublime, bene annunciata da
lui è la dottrina, ben affidati a lui sono i discepoli'. A questo punto
il paragone con l'orma dell'elefante è divenuto completo,"
Dopo queste parole il brâhmano
Jânussoni disse al Sublime: "Benissimo, Gotamo, benissimo! Così come se
uno raddrizzasse ciò che è rovesciato, o scoprisse ciò che è coperto, o
mostrasse la via agli smarriti, o portasse un lume nella notte: 'Chi ha
occhi vedrà le cose': così anche in verità venne dal signore Gotamo in
varia guisa esposta la dottrina. Anche io prendo rifugio presso il
signore Gotamo, presso la dottrina e presso la comunità dei discepoli.
Come seguace voglia il signore Gotamo considerarmi, da oggi per tutta la
vita fedele."
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |