Vanapattha Sutta
Solitudine silvestre
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Pier Antonio Morniroli.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito.
Una volta il Sublime soggiornava
presso Savatthî, nella Selva del Vincitore, nel giardino di
Anâthapindiko. Là il Sublime si rivolse ai monaci: "Vi voglio spiegare
le specie della solitudine silvestre; fate attenzione. Un monaco vive in
una solitudine silvestre e lì, ancora privo del sapere, non lo acquista,
l'animo distratto non si raccoglie, l'inesausta mania non si estingue,
egli non raggiunge l' incomparabile sicurezza che ancora non possiede, e
ciò di cui un asceta si serve per vivere: vesti, nutrimento, giaciglio e
medicine per le malattie; stenta a trovarlo. Un monaco deve rendersene
conto, deve subito, sia giorno o notte, lasciare quella solitudine, non
rimanere.
Un altro monaco vive in un'altra
solitudine e non acquista il sapere di cui è privo, non trova il
raccoglimento dell'animo distratto, non gli si ,estingue l'inesausta
mania, non raggiunge l'incomparabile sicurezza che cerca, ma ciò di cui
un asceta si serve per vivere: vesti, nutrimento, giaciglio, e medicine
per curarsi; ne ha in abbondanza. Ed egli riflette:
'Io non ho lasciato la casa per
l'eremo in cerca di vesti, non per il giaciglio, né per le medicine.
Eppure, mentre vivo qui in solitudine, non raggiungo il sapere, l'animo
distratto non si raccoglie, l'inesausta mania non si estingue e non
raggiungo l'incomparabile sicurezza'. Anche questo monaco deve, dopo un
po', lasciare questa solitudine, non rimanere.
Un terzo monaco vive solitario
nelle selve, ma acquista il sapere che gli mancava, riesce a raccogliere
l'animo distratto, estingue l'inesausta mania, raggiunge l'incomparabile
sicurezza, ma ciò che serve a un asceta per vivere: vesti, nutrimento,
giaciglio e medicine; gli perviene in modo stentato. Questo monaco,
rendendosi conto di tutto ciò, deve rimanere in questa solitudine per
qualche tempo, non andar via.
Un altro monaco vive nella
stessa situazione di solitudine già detta, acquista sapere, raccoglie
l'animo, estingue la mania, raggiunge la ,sicurezza e riesce a
procurarsi quanto gli serve di vesti, nutrimento, giaciglio e medicine.
Egli allora deve rimanere tutta la vita in tale solitudine, non andare
via.
Un monaco, invece, vive nei
dintorni d'un villaggio, o di una città, o di una residenza, in
compagnia di qualcuno, e si rende conto che non acquista sapere, non si
raccoglie, non estingue la mania, non raggiunge la sicurezza, e ciò che
serve a un asceta per vivere lo trova a stento; deve rendersene conto e
deve, di giorno o di notte, senza neppure accomiatarsi da colui col
quale vive, lasciarlo e andarsene, non rimanere.
Un monaco vive in compagnia di
un'altra persona, e s'accorge che non acquista sapere, non si raccoglie,
non estingue la mania, non raggiunge la sicurezza, e ciò che serve a un
asceta per vivere lo trova in abbondanza, deve rendersene conto, deve
allontanarsi da quella persona, e, senza accomiatarsi, deve andarsene,
non rimanere.
Un monaco vive in compagnia di
qualche persona e si accorge che acquista sapere, si raccoglie, estingue
la mania, raggiunge la sicurezza, e ciò che serve a un asceta per vivere
lo trova a stento, deve rendersene conto e deve rimanere per un po'
accanto a quella persone, non andare via.
Un monaco che vive anche lui in
compagnia d'un'altra persona e si accorge che acquista sapere, si
raccoglie, estingue la mania, raggiunge la sicurezza, e ciò che serve a
un asceta per vivere lo trova in abbondanza, deve rimanere per tutta la
vita con quella persona, non deve andar via, se non è mandato via."
Così parlò il Sublime. Contenti
si rallegrarono quei monaci per le sue parole.
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |