Mahâsihanada Sutta
(Lomahamsanapariyayo)
Il grande discorso sul ruggito
del leone, o Il rabbrividire
Riscrittura a partire
dall'italiano di De Lorenzo, da Enrico Federici.
Per distribuzione gratuita esclusivamente.
Questo ho sentito.
Una volta il Sublime soggiornava
presso Vesali, fuori della citta', al margine della foresta. Allora
Sunakkhatto, un principe Licchavio, da poco uscito dall'Ordine, diceva
per tutta Vesali: "L'asceta Gotamo non possiede il sopraterreno ricco
santuario della chiarezza del sapere: l'asceta Gotamo proclama una
sottile, intricata dottrina, che egli stesso ha ideato ed escogitato; e
lo scopo per cui egli espone la sua dottrina, e' semplicemente questo:
che chi riflette raggiunge totale annientamento del dolore."
Ora avvenne che l'onorevole
Sariputto, munito di mantello e scodella, avviatosi per l'elemosina
verso Vesali, udi' cio' che il principe Sunakkhatto diceva in giro per
tutta Vesali. Quindi, allorche' torno' indietro, dopo aver consumato il
cibo elemosinato, si reco' presso il Sublime e Gli riferi' cio' che il
principe diceva.Cosi' disse il Sublime:
"O Sariputto, Sunakkhatto e'
vano e iracondo, perche' solo per l'ira ha pronunciato quelle parole:
egli vuole biasimare il Compiuto, ma con cio' loda il Compiuto, perche'
e' lode al Compiuto dire: lo scopo per cui egli esprime la sua dottrina
e' semplicemente questo: che chi riflette raggiunge totale annientamento
del dolore.
Certo, Sunakkhatto non pensa di
me, conforme a verita', : Questo e' il Sublime, il perfetto Svegliato,
il Santo, l'Esperto di sapienza e di vita, il Benvenuto, il Conoscitore
del mondo, l'incomparabile duce dell'umano gregge, il maestro degli dèi
e degli uomini, lo Svegliato, il Sublime. E inoltre: questo e' il
Sublime, che in vari modi si allegra di magica potenza: che da uno
diviene molteplice, e molteplice, uno; che appare e dispare; che
attraverso rupi, valli e muri si libra e passa come per l'aria; che
sulla terra emerge e s'immerge come nell'acqua; che sull'acqua cammina
senza affondare come sulla terra; che attraverso l'aria procede sedendo
come l'uccello con i suoi piccoli; che sente e tocca con mano questa
luna e questo sole, cosi' possenti, cosi' violenti; che ha il corpo in
suo potere fino ai mondi di Brahma. E ancora: questo e' il Sublime, che
con l'orecchio celeste, purificato, sopraterreno, sente due specie di
suoni, i celesti e i terreni, i lontani e i vicini. E ancora: questo e'
il Sublime, che agli altri esseri, alle altre persone, scruta a fondo e
riconosce animo e cuore; riconosce il cuore bramoso e quello senza
brama, il cuore astioso e quello senz'astio, il cuore errante e quello
senza errore, il cuore raccolto e quello distratto, il cuore tendente
all'alto e quello di basso sentire, il cuore nobile e quello volgare, il
cuore calmo e quello inquieto, il cuore redento e quello vincolato.
Vi sono dieci virtu', o
Sariputto, che convengono e spettano al Compiuto, per comprendere quel
che e' sorprendente, per far risonare tra le genti il ruggito del leone,
per fondare il regno della santita'; queste dieci virtu' sono: il
Compiuto, o Sariputto, comprende il vero e il falso, conforme a verita'.
Comprende vere e reali conseguenze di azioni passate, presenti e future,
conforme a verita'. Conosce la Via che mena dappertutto, conforme a
verita'. Conosce, conforme a verita', come il mondo sia composto da
singoli elementi e da diversi elementi. Conosce, conforme a verita', le
diverse inclinazioni degli esseri. Conosce la misura data dai sensi agli
altri esseri, alle altre persone, conforme a verita'. Conosce, conforme
a verita', colpa, purezza ed esito del contemplante redento e raccolto.
Si ricorda di diverse forme di esistenza anteriori come di una vita, due
vite, cento vite, mille vite, centomila vite; la' ero io, avevo quel
nome, appartenevo a quella famiglia, quello era il mio stato, il mio
officio, provai tale bene e male, cosi' fu la fine della mia vita; di
la' trapassato entrai io altrove di nuovo in esistenza. Cosi' egli si
ricorda di molte diverse anteriori forme di esistenza, ognuna con i
propri contrassegni, ognuna con le sue speciali relazioni. E inoltre,
ancora o Sariputto, il
Compiuto con l'occhio celeste,
rischiarato, sopraterreno vede gli esseri sparire e riapparire, volgari
e nobili, belli e non belli, felici ed infelici, ed egli riconosce come
gli esseri sempre secondo le azioni riappaiono: questi, non retti in
azioni, parole e pensieri con la dissoluzione del corpo, dopo la morte,
pervengono giu', su cattivi sentieri, alla perdizione, nel precipizio;
quelli, retti in azioni, pensieri e parole, con la dissoluzione del
corpo, dopo la morte, pervengono su buoni sentieri, in mondo elevato. E
inoltre il Compiuto, estinta la manìa, ancora durante la vita ha reso a
se' palese, realizzato e conquistato la redenzione dell'animo.
Queste sono, o Sariputto, le
dieci virtu' che spettano al Compiuto.
Quattro specie di sicurezza vi
sono che spettano al Compiuto, che chichessia non potrebbe obiettarmi
perche' false, e che percio' mi lascerebbero tranquillo, imperturbato,
sicuro, e sono:
Perfetto Svegliato, tu ti
chiami, e' vero, ma queste cose non le hai riconosciute; esausto di
manìa tu ti chiami, e' vero, ma tale manìa non e' estinta; cio' che tu
indichi come dannoso, cio' a chi lo fa non riesce dannoso; e se anche tu
esponi la tua dottrina con una certa intenzione, pure essa non giunge a
dare a chi riflette totale annientamento del dolore.
Chi, ora, o Sariputto, in tal
modo parlasse: l'asceta Gotamo non possiede il sopraterreno, ricco
santuario della chiarezza del sapere; l'asceta Gotamo proclama una
sottile, intricata dottrina, che egli stesso ha ideata ed escogitata,
chi non si pentisse di parlare cosi' e non rinunciasse a tale opinione,
costui potrebbe, per suo stesso volere, rovinare per mala via.
Otto adunanze, vi sono, o
Sariputto: quella dei nobili, dei sacerdoti, dei borghesi, degli asceti,
degli dei delle quattro regioni, dei trentatre' dei, degli dei naturali
e degli dei celesti. Ebbene il Compiuto, cinto di quella quadrupla
sicurezza si reca alle otto adunanze. Ed io ricordo di essere stato tra
molte centinaia di nobili; innanzi a me essi sedevano, ed io parlavo con
essi e noi scambiavamo cosi' domande e risposte. Che io potessi allora
cadere in confusione o imbarazzo, tale possibilita' o Sariputto, non
esiste. Percio' rimango tranquillo, imperturbato, sicuro. Alla stessa
stregua io ricordo di essere stato tra molte centinaia di sacerdoti,
borghesi, asceti e molteplici dei.
Vi sono, o Sariputto, quattro
specie di grembi, e sono: il grembo dell'uovo, dove gli esseri vengono
al mondo rompendo il guscio dell'uovo: il grembo del corpo, dove gli
esseri vengono al mondo fuoriuscendo dall'involucro del corpo; il grembo
del fermento dove gli esseri si formano nel pesce o nella carne o nel
cibo putrefatto, o vengono al mondo in paludi o pantani; e il regno
dell'apparizione, dove si manifestano dei, demoni, alcuni uomini e vari
spiriti.
Cinque tracce vi sono, o
Sariputto, ed io conosco che esse sono la falsa via, ovvero il sentiero
che mena giu' ed il suo agire, seguendo i quali si giunge, dopo la morte
a perdizione e danno, in luogo di spasimo e strazio; la generazione
animale, l'agire e il sentiero che mena alla generazione animale; il
regno degli spiriti, ed il sentiero e l'agire che ivi conduce; gli
uomini, l'agire ed il sentiero che mena al mondo degli uomini; gli dei
ed il sentiero che mena al loro mondo di gioia celeste.
E l'estinzione, io conosco, ed
il sentiero e l'agire che mena all'estinzione, seguendo i quali, dopo
l'estinguersi della manìa, ancora durante la vita, si rende palese, si
realizza, si conquista e si possiede la redenzione dell'animo senza
manìa, redenzione di saggezza: anche questa via io conosco. Queste sono
le cinque tracce.
E inoltre, o Sariputto, io
ricordo i tempi delle quattro ascesi da me esercitate: ascesi fervente,
orrenda, afflitta, solinga.
Cosi' ho praticato il fervore:
io ero un ignudo, uno svincolato, un flagellante, uno che non arriva,
che non aspetta; non accettavo offerta, non favore, non invito; nel
ricevere l'elemosina, non spiavo verso la pentola, non verso il piatto,
non sopra la soglia, non sopra la grata, non dentro il caldaio; non
prendevo da chi mangia a due, non da una incinta, non da una lattante,
non da una che viene dall'uomo, non da insudiciati, non dove sta presso
un cane, non dove ronzano mosche; non mangiavo pesce, non carne; non
bevevo vino, non liquore, non succo d'avena fermentata. Io andavo ad una
casa e mi contentavo con una manciata di elemosina; andavo a due case e
mi contentavo di due manciate; andavo a sette case e mi contentavo di
sette manciate d'elemosina. Io sostentavo la mia vita con l'elemosina di
una sola largitrice, di solo due largitrici, di solo sette largitrici.
Io mi cibavo solo una volta al giorno, solo ogni due giorni, solo ogni
sette giorni. Cambiando in questo modo, io osservavo rigorosamente
questo esercizio di digiuno fino a mezzo mese.
Ed io vivevo di erbe e di
funghi, di riso e grani selvaggi, di semi e noccioli, di latte di piante
e resina d'alberi, di gramigne, di sterco di bue; mi sostentavo di
radici e frutti del bosco; vivevo di frutti caduti.
Ed io portavo la tunica di
canapa, di crini, una veste rattoppata di pezze raccolte al cimitero o
sulla strada; mi avvolgevo in stracci, in pezzi di pelle, di cuoio; mi
cingevo con trecce di gramigna, di scorza, con trecce di foglie;
nascondevo le nudita' sotto grembiali di crini, di setole, sotto un'ala
di civetta.
Ed io mi strappai i peli del
capo e della barba, seguendo la regola di coloro che cosi' fanno; fui un
sempre alzato, rigettai sedile e giaciglio; fui un sedente sui calcagni;
fui uno di quelli che si coricano sulle spine; scesi per tre volte ogni
sera nel bagno di penitenza. E questo e' stato il mio fervore.
E cosi' o Sariputto, ho poi
curato l'orridezza: io lasciavo accumulare sul corpo la sporcizia e la
polvere di molti anni, fino a cadersene, come sul tronco dell'ebano si
addensa la polvere di anno in anno fino a cadersene. E non mi veniva
nessun pensiero di questo genere: ' ah, potessi finalmente tergermi da
questa polvere e sporcizia, o potessero farlo altri!'. E questa e' stata
la mia orridezza.
E cosi' o Sariputto, ho poi
coltivato afflizione: ogni mio passo era guidato da chiara coscienza, e
perfino una goccia d'acqua muoveva in me la compassione: ' ah, che io
non apporti danno ai piccoli esseri perduti!'.
E cosi', Sariputto, ho appreso
la solitudine: io mi addentravo in qualche bosco e vi dimoravo; ma se
scorgevo un mandriano o un pastore, un cercatore d'erbe o legnaiolo o
raccoglitore di fascine, allora fuggivo di foresta in foresta, di selva
in selva, di valle in valle, di monte in monte, perche' quelli non
dovevano vedermi ed io non volevo vedere loro: alla stessa stregua di
una fiera del bosco che abbia visto uomini. E questa e' stata la mia
solitudine.
Ed io poi, Sariputto, quando i
mandriani erano via, scendevo alle mandre, alle vacche attaccate e
raccoglievo, camminando carponi, lo sterco dei giovani vitelli lattanti,
e mi nutrivo di cio'. E cio' che ne rimaneva indigerito, come mio
proprio escremento o urina, anche quello io prendevo. E questo,
Sariputto, e' stato il mio grande calice di feccia.
Ed io mi sono poi recato in
un'altra orrenda selva a dimorarvi. In quella spaventosa solitudine,
regnava tale orrore, che ad ogni non santificato viandante subito si
rizzavano i capelli. E durante le fredde, glaciali notti d'inverno, al
tempo del gelo, io mi trattenevo di notte in una radura, e di giorno nel
folto del bosco. E mi si presento' allora questa spontanea strofa, mai
prima sentita:
Al sole avvampa e intirizzisce
al gelo un eremita in tant'orrenda selva spirando ed inspirando via via,
ignudo, solo, senza focolare.
Ed io passai poi oltre, ad un
cimitero, e mi distesi sopra un mucchio d'ossa imputridite. Ed allora
vennero figli di pecorai che mi sputarono, mi bagnarono e mi lordarono
di sporcizia e mi introdussero erbe aguzze nelle orecchie. Eppure io non
ricordo che in me fosse sorto un cattivo pensiero contro di essi. E
questa, Sariputto, e' stata la mia equanimita'.
Parecchi asceti e brahmani
dicono e insegnano: il nutrimento purifica, ed ammoniscono: viviamo di
giuggiole. E consumano giuggiole, mangiano conserva di giuggiole, bevono
succo di giuggiole, gustano ogni sorta di pietanza di giuggiole. Io
ricordo di aver mangiato solo una giuggiola come nutrimento quotidiano.
Tu forse pensi, o Sariputto, che a quel tempo le giuggiole fossero piu'
grosse di quelle odierne, ma cosi' non e'. E mentre io prendevo solo una
giuggiola come nutrimento quotidiano, il mio corpo divenne
straordinariamente magro.
Parecchi asceti e brahmani
dicono e insegnano: il nutrimento purifica, ed ammoniscono: viviamo di
fave; viviamo di sesamo; viviamo di riso. Ed essi consumano riso,
mangiano zuppa di riso, bevono acqua di riso, gustano ogni sorta di
pietanza di riso. Io ricordo di aver mangiato solo un grano di riso come
nutrimento quotidiano, e cosi' il mio corpo divenne straordinariamente
magro.
Le mie braccia e le gambe
divennero come canne secche, appassite, per questo nutrimento
estremamente scarso; il mio sedere divenne come un piede di cammello, la
mia spina dorsale con le vertebre sporgenti divenne come un rosario;
come le travi del tetto d'una vecchia casa sporgono, cosi' sporgevano le
mie costole; come in una profonda fontana i sottostanti specchi d'acqua
rilucono evanescentemente piccoli, cosi' rilucevano nelle mie orbite le
infossate pupille; come una zucca selvaggia, tagliata fresca, al caldo
diviene vuota e grinzosa, cosi' divenne la mia pelle del capo vuota e
grinzosa. E quand'io volevo toccare il ventre, giungevo alla spina
dorsale, e quando volevo toccare la spina dorsale, giungevo di nuovo al
ventre. E se io volevo svuotare feci e urina cadevo innanzi; per
rinforzare allora questo corpo, io strofinavo con la mano le membra: e
mentre cosi' facevo se ne cadevano i peli, putridi alle radici.
E anche questa via, questa
disciplina, questa dura ascesi, non mi porto' piu' vicino al
sopraterreno, ricco santuario della chiarezza del sapere; questo perche'
io non avevo ancora conquistato quella saggezza la cui conquista da' a
chi riflette totale annientamento del dolore.
Parecchi asceti e brahmani
dicono e insegnano: il giro purifica; eppure non e' affatto gradevole il
girare: ed io in questo lungo cammino in nessun altro luogo l'ho trovato
tale se non presso i puri dei. Ma se anche io dovessi rigirare tra i
puri dei, non vorrei tornare a questo mondo.
Parecchi asceti e brahmani dicon
e insegnano: la nascita purifica; eppure non e' affatto gradevole la
nascita: ed io in questo lungo cammino in nessun altro luogo l'ho
trovata tale se non presso i puri dei. Ma se anche io dovessi rinascere
tra i puri dei, non vorrei tornare a questo mondo.
Parecchi asceti e brahmani
dicono e insegnano: la vita purifica; oppure:la beneficenza purifica;
oppure: il sacrificio del fuoco purifica. Eppure non e' affatto
gradevole la vita; ed io in questo lungo cammino in nessun luogo l'ho
trovata tale se non presso i puri dei. Ma se anche dovessi rivivere tra
i puri dei, non vorrei tornare a questo mondo. E non e' affatto facile
la beneficenza: ed io in questo lungo cammino non ho potuto farla se non
come re guerriero o potente brahmano. E non e' affatto facile il
sacrificio del fuoco; ed io in questo lungo cammino non ho potuto
offrirlo se non come re guerriero o potente brahmano.
Parecchi asceti e brahmani
dicono e insegnano: Fintanto che questo caro uomo e' giovane e forte,
splendente di capelli neri, nel godimento ella felice giovinezza, nella
prima eta' virile, egli possiede anche le piu' alte forze dello spirito.
Ma quando quest' uomo e' divenuto vecchio e grigio, grave d'anni, vicino
alla fine, vissuto, un ottantenne o novantenne, o centenario, allora si
dileguano da lui quelle forze dello spirito. Eppure cio' o Sariputto,
non e' in tutti i casi esatto. Io sono gia' ora divenuto vecchio e
grigio, e grave d'anni, vicino alla fine, vissuto, sono nell'ottantesimo
anno. Cosi' come un nervoso arciere ammaestrato e provetto, potrebbe con
facilita' lanciare una freccia leggera al di sopra di una palma, cosi'
potrebbero fare quattro eventuali miei discepoli che fossero sempre
sensibili, virtuosi, forti, e dotati delle piu' alte forze dello
spirito. Ed essi mi ponessero domande su domande, come sui quattro
pilastri del sapere, ed io rispondessi loro fornendo spiegazioni.
Inespletata rimarrebbe la testimonianza e l'indicazione del Compiuto
sulla verita', perche' anche quei quattro eventuali discepoli
diverrebbero a loro volta vecchi di cent'anni, morendo poi in seguito. E
quando voi mi porterete sul letto, o Sariputto, la forza di spirito del
Compiuto sara' immutata.
Chiunque di me a buon diritto
puo' dire: un essere senza vanita' e' apparso nel mondo, pel bene di
molti, per la salute di molti, per compassione del mondo, per utile,
bene e salute degli dei e degli uomini.
Ora durante questo tempo
l'onorevole Nagasamalo era stato dietro il Sublime sventolandogli aria
fresca e si rivolse al Sublime cosi': e' mirabile, o Signore,
straordinario, che io, mentre ascoltavo questa esposizione, mi sono
sentito rabbrividire; come deve chiamarsi, Signore, questo discorso?
Orsu', dunque, Nagasamalo, serbalo allora sotto il nome di discorso del
rabbrividire.
Cosi' parlo' il Sublime.
Contento si rallegro' l'onorevole Nagasamalo della parola del Sublime.
Da:
http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/majjhimait.html |