PREFAZIONE
Poiché voi, o Sofisti, abusate di me per ogni dove con
parole così fatue e mendaci, dicendo che essendo nato nella rude terra
Svizzera io non posso capire e sapere niente, e dicendo anche che,
sebbene sia un fisico debitamente qualificato, ancora vado errando da un
distretto ad un altro; dunque mi sono proposto con questo trattato di
mostrare all’ignorante e all’inesperto: quali buone arti esistettero
nella prima era; come la mia arte sia utile contro di voi e la vostra
contro di me; quello che dovrebbe essere pensato di ognuno (di noi), e
come la mia posterità in questa era di grazia mi imiterà. Guardate ad
Ermete, Archelao ed altri della prima era: guardate che Spagiristi e che
Filosofi esistevano allora. Essi dimostrano come i loro nemici, che sono
i vostri patroni, o Sofisti, attualmente non sono che idoli e mere forme
vuote. Anche se ciò non fosse attestato da coloro che sono considerati
falsamente i vostri autentici padri e santi, anche l’antica Tavola di
Smeraldo mostra più arte ed esperienza in Filosofia, Alchimia, Magia e
simili, di quanta mai avreste potuto insegnare voi e la vostra folla di
seguaci. Se non capite ancora, dai fatti suddetti, quali e quanto grandi
tesori questi siano, ditemi perché nessun principe o re è mai stato
capace di soggiogare gli Egiziani. Poi ditemi perché l’Imperatore
Diocleziano ordinò che tutti i libri Spagirici fossero bruciati (per
quanto se ne potesse impadronire). Finché il contenuto di quei libri
fosse stato conosciuto, loro sarebbero stati obbligati a sopportare
ancora il suo intollerabile giogo – un giogo, o Sofisti, che un giorno
potrà essere messo sul vostro collo e su quello dei vostri colleghi.
A metà di questa Era, la Monarchia di tutte le Arti è
stata dedotta per esteso e conferita a me, Teofrasto Paracelso, Principe
della Filosofia e della Medicina. Per questo scopo io sono stato scelto
da Dio: per estinguere e cancellare tutte le fantasie di lavori falsi ed
elaborati, di parole ingannevoli e presuntuose, siano esse le parole di
Aristotele, Galeno, Avicenna, Mesva, o i dogmi di alcuni fra i loro
seguaci. La mia teoria, procedendo come fa dalla luce della Natura, non
può mai, tramite la sua consistenza, tramontare o essere cambiata: ma
nel cinquantottesimo anno dopo il millennio e mezzo[1] comincerà
quindi a fiorire. Allo stesso tempo la pratica, seguente la teoria, sarà
provata da segnali meravigliosi ed incredibili, così come sarà
accessibile ai meccanici e alle persone comuni, ed essi capiranno
completamente come fissa ed immobile è quell’Arte di Paracelso contro
l’insignificanza dei Sofisti: sebbene la scienza sofistica nel frattempo
debba avere la sua inettitudine sostenuta e fortificata dai privilegi
papali ed imperiali. E se io sono stimato da voi un sofista mendicante e
vagabondo, il Danubio ed il Reno risponderanno a quest’accusa, sebbene
io tenga a freno la mia lingua. Le calunnie da voi concepite falsamente
contro di me hanno spesso scontentato molte corti e principi, molte
città imperiali, l’ordine cavalleresco e la nobiltà. Io ho un tesoro
nascosto in una certa città chiamata Weinden, proveniente da Forum Julii [2],
in una locanda – un tesoro che né tu, Leone di Roma, né tu, Carlo il
Tedesco, potreste acquistare con tutti i vostri averi. Anche se la buona
stella è stata apposta all’arcanum dei vostri nomi, è sconosciuto a
tutti eccetto ai figli della divina Arte Spagirica. Così quindi, voi
bacati e sporchi Sofisti, poiché ritenete il Monarca dell’Arcano un mero
ignorante, fatuo, e prodigo ciarlatano, ora in questa media era, io
determino nel mio presente trattato di dischiudere l’onorevole modo di
ottenere le virtù e la preparazione della celebre Tintura dei Filosofi
per l’uso e l’onore di tutti coloro che amano la verità, ed in modo che
tutti quelli che disprezzano le vere arti possano essere ridotti in
povertà. L’ultima Era sarà illuminata chiaramente da questo arcanum, e
sarà compensata di tutte le sue perdite dal dono della grazia e dalla
ricompensa dello spirito della verità, perché fin dall’inizio del mondo
nessuna simile germinazione dell’intelligenza e della saggezza era mai
stata udita. Nel frattempo, il vizio non sarà capace di sopprimere il
bene, né le risorse delle persone viziose, sebbene siano molte,
provocheranno la caduta del diritto.
CAPITOLO I
Io,
Filippo Teofrasto Paracelso Bombasto, dico che per arrivare alla Tintura
dei Filosofi esistono, grazie alla volontà di Dio, parecchie vie. Ermete
Trismegisto l’egiziano compì l’opera secondo il suo metodo. Il greco
Orus si servì dello stesso processo. L’arabo Hali adoperò un altro
metodo e vi riuscì. Il tedesco Alberto Magno adoperò un procedimento
complicato. Tramite vie differenti sono arrivati allo stesso scopo,
assicurandosi ricchezze ed una lunga vita in questa valle di lacrime.
Io, Teofrasto Paracelso Bombasto, re degli Arcani, ho ricevuto da Dio
certi doni, grazie ai quali tutti coloro che vogliono pervenire
all’opera dei Filosofi devono imitarmi e devono seguirmi, che siano
italiani, polacchi, francesi o tedeschi.
Seguite solamente me, celebri Filosofi, Astronomi e
Spagiristi.
Vi insegnerò, Alchimisti e Dottori che avrete attinto la
vostra gloria con i miei sublimi lavori, a rigenerare i corpi; vi farò
conoscere la Tintura, donandovi l’Arcano o la Quintessenza, la chiave di
ogni mistero. Ognuno può sbagliarsi e non deve fidarsi che della prova
del fuoco. In Spagiria come in medicina, bisogna aspettare sempre che il
fuoco abbia separato il vero dal falso. La luce della natura ci indica
ciò che dobbiamo ammettere. E’ grazie agli eccellenti insegnamenti della
natura che posso affermarvi che quelli che, prima della mia venuta,
hanno voluto esplorare questo campo secondo le loro ispirazioni si sono
mostrati delle grandi bestie. Seguendo i miei consigli, i plebei
diventeranno nobili, ma se si ostinano a seguire i loro vani metodi, i
nobili ridiverranno plebei. Lasciate da parte digestione, sublimazione,
distillazione, riverberazione, estrazione, soluzione, coagulazione,
fermentazione, fissazione, strumenti, vasi di vetro, storte, cucurbite,
vasi di Ermete, vasi di terra, fornelli a soffietto, a riverbero, e
strumenti come questi, lasciate marmi, carboni; solo allora voi potrete
dedicarvi utilmente all’Alchimia ed alla Medicina.
Ma
finché, fidando su fantasie ed opinioni, voi restate fedeli ai vostri
libri fittizi, non sarete adatti e predestinati a nessuna di queste
cose.
CAPITOLO II
DEL
SOGGETTO E DELLA MATERIA DELLA TINTURA DEI FILOSOFI
Prima
di insegnare la formula della Tintura, è necessario che sveli il suo
soggetto. Quelli che amano la verità hanno fin qui tenuto questo
soggetto nascosto. La materia della Tintura è una certa cosa che si
estrae, grazie all’arte di Vulcano, da tre cose e che, tuttavia, resta
una. Sebbene io sappia qual è il suo vero nome, gi antichi la chiamano
il Leone Rosso, ed è conosciuta da pochissimi. Questo Leone, con l’aiuto
della Natura e dell’Arte, deve essere mutato in un’Aquila Bianca: così
da una cosa se ne possono ottenere due, ed oltre a ciò la brillantezza
dell’oro non luccicherà così tanto per gli Spagiristi come fanno queste
due cose quando sono rimesse in una sola. Ora, se non conoscete le
dottrine dei Cabalisti e degli antichi astronomi, Dio non vi ha
destinati alla Spagiria, la Natura non vi ha designato per l’arte di
Vulcano, e voi non scoprirete i segreti dell’alchimia. La materia della
Tintura è una perla, i1 più prezioso e il più nobile dei tesori della
terra. È questo il Lili dell’alchimia
o della medicina, che i Filosofi hanno cercato tanto senza mai
ottenerlo. Le loro ricerche e le loro esperienze hanno dato, tuttavia,
un buon contributo, poiché ci hanno fatto conoscere una parte della
Tintura; ma io solo ne conosco i veri principi. E che nessuno ne
dubiti. Dopo lunghe esperienze, io posso rimettere gli Spagiristi sulla
buona strada, separando il vero dal falso. Ma ho parlato abbastanza del
soggetto della Tintura: occorre, adesso, esporre la sua preparazione, e
poi le mie scoperte.
CAPITOLO III
DEL
PROCESSO DELLA TINTURA DEGLI ANTICHI FILOSOFI
Gli
antichi Spagiristi facevano putrefare Lili per un mese filosofico e
distillavano finché gli spiriti, inizialmente umidi, si seccavano e
s’elevavano. Imbevevano di nuovo di spiriti umidi il caput mortuum e
ridistillavano. Mescolavano in una storta gli umori messi da parte e gli
spiriti secchi, finché nel fondo Lili rimanesse totalmente secco. Ecco
il processo che adoperavano tutti i nostri predecessori.
Avrebbero trovato il tesoro del Leone Rosso più
rapidamente se avessero conosciuto i rapporti tra l’astronomia e
l’alchimia., come ho dimostrato nell’Apocalisse di Ermete. Ma poiché
ogni giorno (come dice Cristo per la consolazione dei fedeli) ha la sua
cura peculiare, il lavoro degli Spagiristi prima dei miei tempi è stato
grande e pesante; ma questo, con l’aiuto dello Spirito Santo che
discende in noi, sarà, in questa ultima era, illuminato e reso chiaro
dalla mia teoria e pratica, per tutti coloro che persevereranno
costantemente nel loro lavoro con pazienza. Perché io ho testato le
proprietà della Natura, le sue essenze e condizioni, e conosco le sue
congiunzioni e scomposizioni, che sono il più alto e grande dono per un
filosofo, e mai capite dai sofisti finora.
Così, i primi Spagiristi estrassero due cose da una cosa.
I loro successori, più sapienti, si accontentarono di dare lo stesso
nome, Lili, alle due cose. Imitando la Natura, facevano putrefare questa
materia (come si mette il seme a putrefare nella terra) e notarono che
Lili non genera niente prima di essere corrotto, e non genera che un
arcano della sua natura. Poi, dalla materia estrassero gli spiriti umidi
finché il fuoco li ebbe seccati e sublimati.
CAPITOLO IV
DEL PROCESSO PIÚ BREVE TROVATO DA PARACELSO
Gli
antichi Spagiristi non avrebbero avuto necessità di un lavoro così lungo
e con così tante faticose ripetizioni se avessero imparato e praticato
il mio metodo. Essi avrebbero ottenuto lo stesso risultato, ma con molto
meno lavoro. Ma ora, essendo arrivato Teofrasto Paracelso, Monarca degli
Arcani, è possibile scoprire quelle cose che furono occulte a tutti gli
Spagiristi prima di me. Pertanto vi dico: prendete solamente dal Leone
il suo sangue rosato e dall’Aquila il suo glutine, mescolateli,
coagulate secondo il metodo degli antichi. Avrete così la Tintura dei
Filosofi che tanti hanno cercato e che così pochi hanno trovato. Che lo
voglia o no, Sofista, questo Magistero si trova nella Natura stessa; una
meraviglia di Dio nella Natura, ed il più prezioso dei tesori in questa
valle di lacrime. Grazie al mio metodo il volgare diventa nobile. Lo
spagirista può raggiungere questo miracolo: con l’arte della
preparazione, può estrarre da un corpo volgare un’essenza molto nobile e
molto preziosa. Seguendo le mie lezioni, quelle di Aristotele e di
Serapione, tu andrai verso la luce. Se non sai niente, perché mi tratti
come una vacca svizzera e mi rimproveri di viaggiare? L’arte è una
seconda Natura, un mondo particolare, come testimonia l’esperienza.
Così, spesso, da molte cose se ne fa una: a Gastein si vede Venere
uscire da Saturno, in Carinzia la Luna uscire da Venere, in Ungheria il
Sole uscire dalla Luna. Potrei citare altre trasmutazioni, ben
conosciute ai Magi e più stupefacenti di quelle di cui parla Ovidio
nelle sue Metamorfosi. Seguimi bene: cerca il tuo Leone in Oriente, e la
tua Aquila nel Sud. Non troverai dei migliori strumenti di quelli che
producono l’Ungheria e l’Istria. Se desideri passare dall’Unità alla
Dualità e con un’altra permutazione dalla Dualità alla Trinità, dirigiti
verso Sud; così a Cipro otterrai tutto ciò che desideri a proposito di
cui non occorre che ci dilunghiamo oltre. Ci sono parecchi arcani che
permettono di trasmutare; poche persone li conoscono: perché, quando
Dio vuole insegnarli a qualcuno, questo non deve subito spargerli
ovunque, deve tenerli nascosti fino all’arrivo di Elia Artista, giorno
in cui apparirà tutto ciò che è nascosto. Vedrete con i vostri propri
occhi che nel fuoco dello Zolfo vi è una meravigliosa Tintura per le
gemme, capace invero di esaltarle ad un grado di purezza di cui neanche
la Natura è capace. Ma ometterò di parlare delle gradazioni dei metalli
e delle gemme, poiché ne ho scritto a sufficienza nel mio Segreto
dei Segreti,
nel mio libro sulle Vessazioni degli Alchimisti, ed abbondantemente
altrove. Comunque, ho iniziato a parlare del metodo degli antichi
CAPITOLO V
PARACELSO FINISCE DI DESCRIVERE IL PROCESSO DEGLI ANTICHI
Dopo avere messo nel pellicano e seccato Lili, gli
antichi spagiristi lo fissavano aumentando progressivamente il fuoco
finché vedevano apparire tutti i colori, dal nero fino al rosso sangue,
e finché Lili avesse acquistato le proprietà della Salamandra. Mi sarà
molto difficile di svelarti più chiaramente il processo se non hai
appreso alla scuola degli Alchimisti ad osservare i gradi del fuoco ed a
servirti dei vasi. Presto vedrai, nell’Uovo dei Filosofi, Lili
scaldarsi, diventare più nero del corvo, poi più bianco del cigno, poi
giallo, infine più rosso del sangue. Cerca, cerca e troverai. Bussa e ti
sarà aperto. Grazie alla preparazione spagirica l’uomo può fare ciò che
la natura fa.
Ora che possediamo il tesoro degli egiziani,
serviamocene. Il Magistero spagirico serve a due fini: anzitutto può
servire a rigenerare il nostro corpo; e poi può servire a trasmutare i
metalli. Poiché io, Teofrasto Paracelso, me ne sono servito per questi
due fini, vi descriverò i segni migliori e più perfetti dell’opera così
come mi sono apparsi nelle mie prove ed esperienze.
CAPITOLO VI
DELLA TRASMUTAZIONE DEI METALLI CON LA PROIEZIONE DI
QUESTA MEDICINA
Se vuoi servirti della Tintura dei Filosofi per
trasmutare, proietta una libbra di questa Tintura su mille libbre di oro
in fusione. Solo allora la medicina sarà pronta a guarire la lebbra dei
metalli. Con il magistero spagirico un metallo ne diventa un’altro.
Certi contadini dell’Ungheria gettano del ferro nella fontana di
Zipferbrunnen, il ferro si scioglie ed è cambiato velocemente in un
rame che non si può più far ridivenire ferro. Parimenti, a Buttenberg
estraggono dalla marcassite una cenere che cambia immediatamente il
ferro in un rame eccellente e molto malleabile. Queste cose, e altre,
sono conosciute più dagli uomini semplici che dai sofisti.
Io stesso, in Istria, ho cambiato del rame in oro ed in
antimonio. Sebbene gli antichi Artisti desiderassero molto trovare
questo arcano, l’hanno trovato ben pochi. La trasmutazione di un metallo
inferiore in uno superiore comporta molte difficoltà ed ostacoli, come
cambiare Giove in Luna, o Venere in Sole. Dio non rivela questi tesori
agli uomini perché forse vuole punirli dei loro peccati. Una volta a
degli artisti, che arrivarono a preparare questa Tintura ma non sapevano
proiettarla, a causa della loro noncuranza e cattiva sorveglianza,
accadde che la Tintura fu mangiata da delle galline, le cui piume
caddero, e, come io stesso ho potuto vedere, subito ricrebbero. Fu così
che la trasmutazione, a causa della noncuranza degli artisti, arrivò
alla Medicina e all’Alchimia. Poiché non furono capaci di usare la
Tintura secondo i loro desideri, si convertirono alla rigenerazione
dell’uomo, di cui parlerò nel prossimo capitolo.
CAPITOLO VII
DELLA
RIGENERAZIONE DEL CORPO UMANO
In
Egitto, alcuni dei primi filosofi vissero, grazie a questa Tintura,
centocinquanta anni. Si trova nelle storie che degli uomini vissero
parecchi secoli. Il potere di questa Tintura è in effetti ammirevole,
permette all’uomo di essere preservato da tutte le infermità, e di
vivere molto a lungo, grazie a lei, senza alcun segno di vecchiaia.
Infatti la Tintura dei Filosofi è la medicina
universale; allontana tutte le malattie. Non bisogna prenderne che una
piccola dose, tanto è grande la sua forza. Guarisce lebbra, idropisia,
colica, gotta, lupus, cancro, senza dimenticare le fistole e le malattie
interne, così come possono attestare numerosi testimoni in Germania, in
Francia, in Italia, in Polonia, in Boemia, ecc.
Ora, Sofisti, guardate Teofrasto Paracelso. Come possono
i vostri Apollo, Macaone ed Ippocrate stare in piedi davanti a me? [3] Questo
è il Catholicum dei Filosofi dal quale tutti questi filosofi hanno
ottenuto una lunga vita vincendo le malattie, ed essi hanno ottenuto
interamente e più effettivamente questa fine e, secondo il loro
giudizio, la chiamarono la Tintura dei Filosofi. Perciò può esistere una
medicina, tra tutte, più grande di questa, tale che possa purificare il
corpo in modo da eliminare radicalmente ogni superfluità e trasmutarlo?
Quando il seme è reso sano, tutto il resto va bene. A che cosa serve la
purgazione dei Sofisti che non elimina niente? Questa perciò è la
fondazione più eccellente di un vero medico, la rigenerazione della
natura e la restaurazione della gioventù. Successivamente, la nuova
essenza stessa rigetta fuori tutto ciò che gli è opposto. Per effettuare
questa rigenerazione, i poteri e le virtù della Tintura dei Filosofi
furono miracolosamente scoperte, e finora essa è stata usata in segreto
e tenuta nascosta dai veri Spagiristi.
Fine della Tintura dei Filosofi
1. Un
modo barocco di dire l’anno 1558. Paracelso morì prematuramente nel 1543
all’età di 48 anni.
2. Probabilmente
è Cividale del Friuli.
3. Ai
tempi di Paracelso, i medici solevano somministrare medicamenti ai
malati utilizzando le prescrizioni degli antichi: Ippocrate, Galeno,
ecc.
Paracelso si distingueva per il fatto che prescriveva solo i medicamenti
che aveva creato e testato lui stesso. Questo era uno dei motivi per cui
era avversato dalla classe medica ufficiale. |