Epistola al Re di Napoli (1599)

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Epistola al Re di Napoli (1599)


 

Il testo che si presenta allo studio, è un estratto della "Concordanza dei Filosofi" riportato come appendice al volume "Della Trasmutazione metallica sogni tre" di Giovan Battista Nazari e pubblicato in Brescia nel 1599.

La "Concordanza" è la traduzione di una parte di una raccolta di testi in lingua latina, attribuiti ad Arnaldo da Villanova. Il testo è riversato direttamente dall'edizione originale, con gli opportuni piccoli interventi per una migliore leggibilità.

 

Epistola dell'Autore al Re di Napoli,

nel quale parla dell'Alchimia.

 

Sappi o Re che li sapienti hanno poste nell'opere molte cose, & molti modi d'operare, cioe' dissolvere & congelare, & hanno posti molti vasi & pesi, il che hanno fatto per acciecare gli ignoranti, & per dichiarare alli intelligenti l'opera predetta. Et nota o Re che li sapienti hanno denonciata l'opera sotto parole brevi, ancor che vi abbiano poste & aggionte altre parole, accio' non fossero intese se non per li sapienti. Ma li sapienti hanno detto che il lapis e' uno solo, il quale e' composto di quattro nature, lequali sono il foco, l'aere, l'aqua & la terra, ilqual lapis e' lapis in similitudine & in tatto, ma non in natura; & si chiama lapis, overo una certa cosa composita.
Il composto mentre e' ridotto per la via dritta, e' quello che si cerca, nel quale non e' cosa alcuna superflua, overo deficiente, anzi tutte le cose che sono nel lapis, sono a lui necessarie, & non ha bisogno di nissun altro, & il detto lapis e' di una natura sola, & e' una cosa sola, laquale nella decottione del foco ha diversi colori, inanzi che si faccia lapis bianco perfetto, & nota o Re che quando il detto lapis sta piu' nel foco tanto piu' s'acresce di virtu' & bonta', il che non e' cosi' nelle altre cose, perche' tutte le altre cose s'ardono nel foco & perdono l'humidita' radicale, ma il detto lapis tutto solo nel foco sempre si migliora, & la sua bonta' cresce, & il foco e' il nutrimento dell'istesso lapis, & questo e' uno delli segni evidenti a conoscere il lapis, il che intendi bene.
Il qual lapis si divide innanzi alla operatione in due modi, il primo e' corporale, l'altro e' spirituale, & uno esce dall'altro & e' unito & si governa con l'altro, & uno migliora l'altro, & li filosofi chiamano l'uno mascolino, & l'altro feminino, & nota o Re che quando li filosofi hanno nominato l'argento vivo, & la calamita, dicendo congelate l'argento vivo nel corpo della calamita, che essi non hanno inteso dell'argento vivo volgare, che si vede, ma hanno inteso che l'argento vivo e' una humidita' del detto lapis, & che la calamita non e' quella che si vede vulgarmente, ma hanno chiamato calamita tutto il composito, nel quale e' tutta la detta humiditaà che e' l'argento vivo.
La qual humidita' non e' come le altre humidita', la qual humidita' corre nel foco, & nel medesimo seco dissolve tutto il composito, lo congela, lo fa negro, bianco & finalmente rosso, & cosi' lo fa perfetto: & nota o Re che nell'opera non si mettono piu' cose, ma una solamente, ne' bisogna che si faccia trituratione alcuna, de mani, ne' si deve aggiungere cosa lacuna col detto lapis, & nota o Re che la terra bianca si chiama lapis bianco perfetto, & la terra rossa si chiama lapis rosso perfetto, la qual terra bianca col governo della detta opera senza aiuto d'altra cosa si converte i rossezza; ma l'aqua overo argento vivo si chiama humidita', mentre esce della compositione overo lapis, e' conversa tutta la compositione negra nel fondo del vaso, & cosi' continuando il foco, l'istessa negrezza nella quale e' l'humidita' si converte in diversi colori, & finalmente in bianchezza, la qual humidita' si chiama ancora aere, ilqual aere overo humidita' si meschia con la sua terra & con li altri elementi che sono nell'istesso lapis, si che si faccia una cosa bianca, & nota o Re che la detta humidita' aerea laquale e' l'argento vivo, e' una cosa istessa con la sua terra predetta, & altri elementi che sono nel detto lapis, laqual humidita' ancor che sia poca, e' sofficiente a nutrire & a fare perfetto tutto il lapis, dal quale viene l'istessa humidita', & e' da sapere che nella detta compositione overo lapis, sono il Sole & la Luna in virtu' & potenza, & nelli elementi in natura, perche' se queste cose non fossero nell'istesso composito, non si fariano di quello ne' il Sole ne' la Luna, & nondimeno non e' l'istesso Sole, comme il Sole commune, ne' l'istessa Luna come la Luna commune, perche' il Sole & la Luna che sono nella detta compositione, sono migliori di quello che sono nella natura volgare, perche' il Sole & la Luna del detto composto sonio vivi, & gli altri volgari sono morti.
Havendo riguardo all'istesso Sole & Luna che sono nel detto lapis come si e' detto, benche' li filosofi habbiano nominato il lapis Sole & Luna a qual fine, perche' nell'istesso lapis sono potentialmente, ma non visibilmente, & e' da sapere che il lapis overo composito e' solamente una cosa, & d'una sol natura, & in esso e' tutto quello che a lui e' necessario, & in esso vi e' quello che lo migliora, & quello che lo fa compito, & non e' questo composito, che e' una opera d'alcuni animali o vegetabili; ma e' una natura monda & chiara delle sue proprie miniere che si transmuta per il governo del foco, & si putrefa, si fa negra, & bianca, & rossa, & viene a piu' colori.
Et nota o Re, & sappi che hanno detto li filosofi fondete il corpo, & assatelo, si che si converta in aqua, il che s'intende del detto composito, che si funde & si congela, & all'hora si chiama terra; & nota che li filosofi chiamano aqua, mentre che il detto lapis e' liquefatto con la sua aqua, laquale e' fissa nell'istesso lapis, laqual aqua all'hora e' corrente & bianca come aqua.
Et nota o Re, quando essi hanno detto, che si converte l'acqua in aere, che si deve intendere che la detta aqua si congeli, & si converta in corpo che era innnanzi, & che il corpo sia tanto nel governo del foco si che si converta l'istesso corpo sottile & risolto in perfetta bianchezza & all'hora e' chiamato da alcuni aere, ma quando si dice, che si converta l'aere in foco, si intende che il detto composito che si chiama aere, stia nel foco gagliardo tanto tempo che si faccia rosso, & all'hora sar compito al rosso, che si chiama foco overo Sole. Et nota o Re che d'un solo composito, & solo di esso si fa l'opera & non d'altro, ilqual composito piglialo puro, senza le immondezze che sono i quello, cioe' che sia mondo come bisogna, ilqual composito governalo nel foco con le sue nature, & questo lo dei fare nel principio del governo del foco, perche' in questo e' tutto il difetto overo pericolo.
Et mentre questo e' fatto, non puo' piu' oltra essere alcuno difetto, & all'hora il foco deve essere fra il lento & il gagliardo sin che il spirito sara' separato dal corpo, & ascender sopra la terra, & restar nel fondo del vaso il corpo morto senza che il spirito sia in lui, & e' segno che se si mette sopra il foco, & non funde, ne' fuma, gia' e' compito quanto a questo passo, & mentre e' cosi' si riduca l'istesso spirito sopra l'istesso corpo dal quale e' uscito, il qual spirito e' simile alle nuvole negre che portano l'aqua, perche' questo spirito si chiama aqua di vita per la quale si sostiene questo corpo, & con la quale more, & dopo la morte si vivifica. Et nota che col detto composito vi e' quello che mortifica, & vivifica l'istesso composito, & con l'istesso medesimo si fa bianco, & l'istesso composito si fa rosso senza aiuto di sorte alcuna estranea, parimente avertisci, che il foco nel principio dell'opera deve essere lento, nel secondo mediocre, nel terzo forte, cioe' accrescendo a poco a poco il foco, si che il detto lapis si faccia bianco & ultimamente rosso.

 

Da: http://www.montesion.it/_alchimia/_alchimiap/Alchimia_Frame.htm

 

 

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